Il ministro della salute

La Lorenzin dice che il decreto del Veneto sui vaccini non è sostenibile

Valerio Valentini

All'indomani del varo della moratoria di 2 anni sulla vaccinazione obbligatoria dei bambini, il ministro della Salute ribadisce che senza profilassi "a scuola non si entra". E incassa il sostegno del Pd

"Ci riserviamo tutte le azioni di nostra competenza, il decreto del Veneto non è sostenibile". Arriva immediata e decisa la replica del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, alla misura promossa dalla giunta guidata da Luca Zaia. Che lunedì 4 settembre ha fatto sapere di aver approvato un decreto regionale che, sostanzialmente, concede una proroga di 24 mesi per la vaccinazione dei bambini da 0 a 6 anni. "Se derogano di due anni - avverte la Lorenzin in un'intervista al Corriere della Sera - si assumono la responsabilità di quello che può accadere in ogni struttura e ai singoli alunni. L'epidemia di morbillo - prosegue il ministro - non è finita. Nel 2017 ci sono stati oltre 4.300 casi, non c'è altro da aggiungere per spiegare la gravità della situazione".

A firmare il contestato provvedimento è stato il direttore generale della Sanità veneto, Domenico Mantoan. Il quale ha motivato la decisione alla luce delle presunte ambiguità presenti nel decreto Lorenzin, in particolare laddove sancisce che "la mancata presentazione della documentazione comporta la decadenza dell'iscrizione" dei bambini alle scuole, facendo però riferimento al 2019. "Dalla legge non emerge in modo chiaro - ha affermato Mantoan - se le misure di restrizione alla frequenza scolastica siano applicabili sin dall’anno scolastico 2017/2018 e per l’anno scolastico 2018/2019, per i bambini già iscritti a nidi e materne". E dunque il Veneto, oltre ad aver chiesto chiarimenti ai ministeri della Salute e dell'Istruzione ha deciso di presentare un ricorso alla Corte Costituzionale. E in attesa di ottenere risposte e fugare ogni dubbio, ha di fatto varato una moratoria di 24 mesi: fino all'avvio dell'anno scolastico 2019-2020 vigerà un regime di norme transitorie. Solo da allora in poi, salvo modifiche o ulteriori ripensamenti, anche le famiglie venete dovranno adeguarsi alle attuali norme: e dunque presentare una certificazione che attesti l'avvenuta vaccinazione dei bimbi, o quantomeno la volontà di procedervi in tempi rapidi.

Anche su questo punto, è arrivata la risposta della Lorenzin, che rifiuta l'idea che sia possibile per i bambini non vaccinati entrare regolarmente a scuola. Il ministro è categorica: "Senza vaccini non si entra. È un divieto sacrosanto. In questa fase scolastica, da 0 a 6 anni, convivono bambini di età diverse. Quelli sotto i 6 mesi rischierebbero di essere contagiati dai più grandi e di essere colpiti da infezioni gravi come il morbillo, che quest'anno nel 46 per cento dei casi ha richiesto il ricovero in ospedale".

A sostegno della Lorenzin, arriva poi anche il Pd. E in particolare della vicentina Alessandra Moretti, candidata dem alle ultime regionali e sconfitta da Luca Zaia. "Il ministro ha ragione - spiega la 44enne consigliera regionale - a dire che il decreto del Veneto sui vaccini è insostenibile". E ancora: "Rimandare l'adozione di un testo pensato per un'emergenza non serve a niente, anzi è dannoso al resto del Paese. L'idea promossa dalla Giunta veneta è egoista e controproducente".