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Viva la Nutella

Luciano Capone

Mentre Ferrero si espande in America, in Italia il M5s vuole mettere fuori legge i suoi prodotti

Roma. Ferrero si espande in America con un’importante acquisizione. La multinazionale dolciaria di Alba ha comprato per 118 milioni di dollari Fannie May, un’azienda che ha un nome simile all’istituto finanziario all’origine della crisi dei subprime ma che in realtà produce cioccolato di qualità. “Fannie May ha un vissuto strategico e culturale molto coerente con noi e siamo lieti che le sue persone di valore, il suo marchio premium e i suoi prodotti di qualità entrino a far parte del nostro gruppo – ha dichiarato il ceo del gruppo Giovanni Ferrero – gli Stati Uniti rappresentano un importante mercato con un grande potenziale di crescita per Ferrero e siamo entusiasti dell’opportunità di poter supportare lo sviluppo di una grande marca americana”. In un periodo in cui ci si lamenta delle scorrerie e dello shopping straniero di marchi italiani, una delle principali imprese del paese – con un fatturato che supera i 10 miliardi, una distribuzione in 170 paesi e oltre 30 mila dipendenti in 53 paesi – si allarga negli States. La presenza commerciale di Ferrero oltre Atlantico risale alla fine degli anni 60, include diversi impianti produttivi. Per l’azienda italiana il mercato americano, che ora è il quinto per rilevanza globale, diventa sempre più importante.

 

Ferrero è uno dei migliori esempi delle potenzialità del made in Italy, della capacità di competere a livello mondiale in un settore, quello agroalimentare, in cui le imprese italiane soffrono di nanismo. Tutti dovrebbero esserne contenti e orgogliosi. E invece, per assurdo, proprio in Italia c’è chi vuole mettere al bando il prodotto simbolo della Ferrero, la Nutella: i parlamentari del M5s.

 

Proprio nei giorni scorsi il Movimento 5 stelle ha illustrato un disegno di legge depositato al Senato, a prima firma Carlo Martelli, che impone il divieto all’utilizzo dell’olio di palma, uno degli ingredienti principali della Nutella, descritto come un “killer”. “L’olio di palma è sempre più presente in moltissimi prodotti e alimenti di uso quotidiano, anche in quelli più insospettabili, entrando nella nostra vita come un killer silenzioso: fa male alla salute e all’ambiente”, ha dichiarato il deputato. La norma è stata presentata insieme a Mirko Busto, il deputato grillino militante vegano, che si è già occupato di alimentazione con proposte di legge che prevedevano l’obbligo di menù vegani e vegetariani nelle mense pubbliche e l’obbligo di servire a tutti almeno un giorno alla settimana un menù esclusivamente vegetale. In questo caso il disegno di legge, oltre agli usi alimentari e cosmetici, chiede che ne sia vietata esplicitamente la produzione e anche l’uso a fini energetici. “Nella nostra proposta di legge questa sostanza non potrà più essere utilizzata né a scopo alimentare, né per la produzione di cosmetici, né come componente per combustibili”, dice Busto. Oltre all’utilizzo viene vietata anche la lavorazione dei grassi derivanti dalla palma per eventuali esportazioni. Tutto proibito, come se fosse veleno. I motivi della messa al bando sarebbero, secondo i grillini, di sicurezza alimentare e ambientale.

 

L’olio di palma, che è un grasso vegetale e che non presenta caratteristiche più pericolose dei suoi sostituti, è diventato oggetto di battage scandalistico, boicottaggio e mobilitazioni politiche sulla base di presupposti inventati o mai verificati. E’ stato accusato di ogni nefandezza: causa malattie cardiovascolari, il diabete, è pericoloso per i bambini, distrugge le foreste, uccide gli oranghi. L’ondata di disinformazione ha amplificato le paure dei consumatori e creato una fobia ingiustificata, che ha costretto gran parte dell’industria alimentare a eliminare questo grasso. Solo Ferrero, forte di una reputazione conquistata in 70 anni di storia, non ha piegato la testa a questa specie di delirio collettivo e ha rivendicato apertamente l’utilizzo dell’olio di palma con campagne di informazione per spiegarne la sostenibilità sia ambientale sia per la salute. La norma grillina è il punto finale di una lunga e intensa campagna allarmistica politico-mediatica senza eguali nel resto del mondo. Un paio di anni fa il ministro dell’Ambiente francese Ségolène Royal fu costretta alle scuse dopo aver invitato al boicottaggio della Nutella. Il M5s va oltre, vuole addirittura vietarla. E senza chiedere scusa.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali