Foto di Sergey Dolzhenko, via Ansa 

Il parere degli esperti

Dentro "all'effetto Zelensky", che ha allargato la forza degli ucraini

Luciana Grosso

"I Volodymyr d'Ucraina sono 40 milioni". Secondo gli storici Onuch e Hale, il comportamento patriottico del presidente non è isolato nel paese. Il suo risultato è stato far crescere il sentimento di patria, contro il quale si è scatenata la propaganda russa

Conoscere il proprio nemico è l’informazione più importante quando si va in guerra. Vladimir Putin questa informazione non ce l'aveva (nemmeno questa): non aveva idea di chi e di cosa avrebbe trovato oltre il confine, non aveva idea di chi fossero gli ucraini e tantomeno di chi fosse Volodymyr Zelensky. Proprio la figura del presidente ucraino è al centro del volume “The Zelensky Effect” (edizioni Hursh) scritto dagli storici e politologi Olga Onuch e Henry E. Hale. Per capire cos’è l’effetto Zelensky occorre capire prima cos’è l’Ucraina.

 

“Dagli anni Novanta in poi gli ucraini sono molto legati all’idea di nazione, di comunità, di cittadinanza condivisa. – dice al Foglio Olga Onuch – Sanno che avere una terra e uno stato che sia loro non è una cosa scontata, per questo ci tengono moltissimo. Questo senso urgente di comunità è ciò che ha generato Zelensky e che Zelensky incarna. La sua forza magnetica, il suo rifiutare con sdegno e tweet ‘i passaggi’ e chiedere invece armi per difendere la sua terra sono stati, allo stesso tempo, decisivi e banali, imprevedibili e scontati. Perché sono gli stessi degli ucraini”. In questo senso Zelensky è il portavoce di un sentire comune. “Chi pensa che quello che Zelensky sta facendo sia straordinario non sa come sono fatti gli ucraini: in Ucraina ci sono 40 milioni di Zelensky”. 

 

Nel libro di Onuch, però, si capisce che c’è anche altro: “Zelensky che nella notte di Kyiv sotto attacco dice: ‘Io sono qui, io resto qui’ ha colpito e catalizzato l’opinione pubblica occidentale. Ma a questo occorre sommare l’effetto che Zelensky ha avuto sugli ucraini, specie su quella parte di paese che ancora non si sentiva parte di un progetto nazionale condiviso: mi riferisco alla parte di ucraini delle zone del centro sud. Lì, fino a poco tempo fa c’erano persone che non credevano nel progetto nazionale ucraino, che guardavano con nostalgia alla Russia e all’Unione sovietica, che dubitavano persino che la democrazia fosse una buona idea. Zelensky è riuscito a guadagnare anche il loro consenso. Lo ha fatto sia con le elezioni del 2019 sia, soprattutto, dopo il 24 febbraio 2022. Le ha portate a bordo. Le ha rese parte della comunità e gliel’ha fatta percepire come loro. Le ha convinte della bontà del progetto ucraino ed europeo. Forse questo è stato il più grande risultato politico di Zelensky: non solo si è fatto portavoce e difensore della sua comunità nazionale, ma la ha anche resa più grande e sentita”.

 

Proprio per arginare questo imprevisto effetto Zelensky, la propaganda russa ha dipinto il presidente ucraino come un cattivissimo, per il quale si è sprecata la definizione “nazista”: “Niente nella storia personale e politica di Zelensky lo colloca dalle parti dell’estrema destra: non il fatto che è discendento ebreo, non il suo agire da politico, non i suoi discorsi. Anzi, se c’è una cosa che ripete ogni volta che parla, è il suo voler costruire e difendere una comunità di pari. Non sappiamo cosa succederà nella dialettica democratica dopo la fine della guerra. Ma abbiamo sotto gli occhi le decisioni che Zelensky ha preso da presidente e sappiamo che sono all’insegna della democrazia”.

 

Eppure a questa propaganda in molti hanno abboccato, specie in Italia. “In ogni paese europeo l’opinione pubblica ha delle crepe ma, da quel che so, la situazione italiana è peculiare”, dice Onuch. Sì, lo è: una fetta di popolazione, che si colloca all’estrema destra e all’estrema sinistra, pensa che Zelensky e Biden siano due guerrafondai e Putin una vittima. “Mi sorprende. E penso che una posizione del genere sia una vergogna morale oltre che l’opposto del pacifismo. Il pacifismo è la posizione di chi esecra la guerra e le aggressioni militari. Non quello di chi le tollera o persino le premia, lasciando che gli aggressori ottengano quello che vogliono: non solo non sarebbe giusto, ma creerebbe il terreno per nuove e peggiori aggressioni. Una cosa intollerabile per un pacifista. Sa chi è davvero pacifista oggi? Gli ucraini”. 

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