Francesco Rocca (Lapresse)

Roma Capoccia

La Sanità resta uno spauracchio per il Lazio, in attesa del giorno del giudizio

Marianna Rizzini

L'ipotesi del commissariamento rimane nell'aria in Regione: il 20 aprile ci sarà la riunione al Mef. In attesa di scoprire come finirà, il neopresidente Rocca punta sui nuovi reparti “di eccellenza” medica (ieri ne inaugurava uno a Civitavecchia)

Mancano ancora quindici giorni, ma la riunione già programmata al Mef per il 20 aprile, presenti Regione Lazio, ministero della Salute e ministero dell’Economia, incontro previsto per il Lazio come per tutte le regioni che abbiano un piano di rientro in tema di bilancio per la Sanità, da tempo è al centro dell’attenzione costante (ufficiale e ufficiosa) della nuova giunta di centrodestra guidata da Francesco Rocca, ex presidente della Croce Rossa italiana. Già una settimana fa il governatore aveva pubblicamente messo l’accento su un quadro a suo dire grave, nonostante il Lazio sia uscito nel luglio del 2020 da un commissariamento per la Sanità durato dodici anni: “La situazione finanziaria è pesante, con un indebitamento di ventidue miliardi, e in prospettiva si calcola un deficit di seicento milioni”, aveva detto Rocca, facendo da un lato capire che l’ipotesi di un successivo commissariamento non era da escludersi, e dall’altro rassicurando chi si era preoccupato per un eventuale sovrapposizione con il piano di rientro: “La valutazione resta in capo al governo, non sarebbe mia”, specificava Rocca, “e le ragioni del piano di rientro non cambiano, non ci sarebbe un inasprimento”.

 

Tuttavia sono giorni, raccontano alla Pisana, che sottotraccia la questione tiene ancora banco, sotto forma di ipotesi-limite, ma non così malvista (“siamo appena arrivati, si ragiona sui numeri, sui dati, ma certo non dobbiamo escluderla”, dice un esponente locale di Fratelli d’Italia, sibillino ma non al punto da non far pensare a una idea di “male minore” che possa far paradossalmente preferire il certo, anche se di nuovo commissariato, all’incerto, cioè cinque anni in cui potrebbero emergere criticità). Intanto il centrosinistra (al governo con Nicola Zingaretti fino a poco tempo fa), per bocca dell’ex assessore alla Sanità ed ex candidato governatore dem Alessio D’Amato, ha risposto a Rocca con parole che smentivano categoricamente la cornice fosca – parole poco inclini ad avallare la tesi del commissariamento bis: “Non ci sono motivi per commissariare la Regione”, ha detto D’Amato. ” I parametri per entrare in commissariamento sono due: l’inadempienza sui livelli essenziali di assistenza e un disavanzo annuo superiore al 5 per cento del fondo sanitario regionale. Entrambi i parametri non sussistono”. Come finirà? Intanto Rocca punta sui nuovi reparti “di eccellenza” medica (ieri ne inaugurava uno a Civitavecchia).

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.