Foto di Tiberio Barchielli, via LaPresse  

Roma Capoccia

L'Opera debutta alla Nuvola, domani la prima di Adam's Passion

Mario Leone

La produzione di Robert Wilson con le musiche dal vivo di Arvo Pärt nella prima italiana. Un'occasione alla vigilia della settimana santa per riscoprire la risposta al peccato di Adamo 

Alla vigilia della Settimana Santa il Teatro dell’Opera, in collaborazione con Eur s.p.a, propone “Adam’s Passion” di Robert Wilson con musiche di Arvo Pärt. Sarà La Nuvola di Fuksas a ospitare la prima italiana di uno spettacolo che ha debuttato nel 2015 a Tallin. Wilson e Pärt si rifanno alla Gesamtkunstwerk wagneriana, ambientando l’opera in una vecchia fabbrica di sottomarini. Una scelta che libera il regista dai problemi che avrebbe incontrato in un teatro “normale”.

Wilson crea uno spazio cucito su misura alla sua idea di opera d’arte e al messaggio che vuole dare. Un luogo dove il pubblico è protagonista, avvolto dal suono e dalle luci. L’orchestra e il coro sono lontani dal palco affinché sia più fluido e coinvolgente il livello visivo e sonoro. Luce e buio diventano così elementi fondamentali per la definizione degli spazi ma anche per il loro destrutturarsi. Quello di Adamo muta repentinamente, dopo aver colto il frutto dall’albero della conoscenza. Scacciato dall’Eden, approda in una terra desolata dove assiste, in un susseguirsi di visioni, alle tragiche conseguenze che l’umanità vivrà a causa del suo gesto. “È la tua storia […] è la mia storia […] questa è la nostra storia comune. La storia di Adamo è quella di tutta l’umanità. Ed è una tragedia” dice Arvo Pärt.

Come in ogni spettacolo di Wilson, anche qui la musica ha un ruolo decisivo e quella di Pärt è inconfondibile. In “Adam’s Passion” il compositore utilizza Adam’s Lament (2009), Tabula rasa (1977) e Miserere (1989), introdotte da Sequentia (2014), una sinfonia scritta espressamente per lo spettacolo, dedicata a Wilson; musica che nasce dall’ osservazione della realtà, indagata con gli occhi di un uomo profondamente religioso che – come Johann Sebastian Bach – scrive musica in “onore di Dio”. Una scelta invisa ai capi partito in epoca sovietica e agli intellettuali della “Scuola Moderna”. Pärt va dritto per la sua strada, parlando pochissimo: “Sono un compositore e mi esprimo con i suoni”, ammette in apertura del suo discorso in Vaticano nel febbraio 2015, invitato dal Pontificio Consiglio della Cultura. 

Wilson, innamorato della musica di Pärt, afferma che il modo migliore per ascoltarla è a occhi chiusi. Una frase contraddittoria se a dirla è un regista, ma lui si affida alla semplicità e alla stretta collaborazione con il compositore. Nella musica di Pärt ogni singola nota ha un preciso significato, mai frutto “del caso”. Un linguaggio magico, a tratti orante che oscilla tra minimalismo e silenzio.

In questa prima italiana (venerdì 31 marzo, ore 21 e sabato 1 aprile, ore 18) l’Orchestra e il Coro dell’Opera sono diretti da Toñu Kaljuste che ne guidò la prima del 2015. Tra i tanti artisti coinvolti, spicca il nome della ballerina statunitense Lucinda Childs, icona della danza e della coreografia, legata al minimalismo. Come La Nuvola accoglierà questa produzione è tutto da scoprire. Il pubblico sarà di fronte a “una grande catastrofe – dice Pärt – che ha, come tutte le catastrofi, una via d’uscita” quella di rimettersi in ginocchio e implorare l’amore di Dio. La Settimana Santa è questa risposta al peccato
d’Adamo e di ciascuno di noi: mandare Suo Figlio a morire per salvarci.

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