Brad Pitt in una scena di Burn After Reading, film del 2008 di Joel e Ethan Coen 

ROMA CAPOCCIA

Come rilanciare la capitale? Con dei tapis roulant giganti

Andrea Venanzoni

La surreale (ma nemmeno troppo) proposta del presidente capitolino della commissione turismo Angelucci

L’idea è stata lanciata in margine alla Commissione Turismo di Roma Capitale, voce e spartito del presidente Mariano Angelucci, del Pd: un tapis roulant gigante, sul modello di quelli aeroportuali, che congiungerebbe Via Nazionale e Via del Tritone, passando nel tunnel che ad oggi solo pochi coraggiosi, tra oscurità e smog, osano percorrere.

 
Si ignorano i dettagli tecnici della proposta, che sarebbe stata partorita per rivitalizzare il drammaticamente involuto tessuto sociale e commerciale di via Nazionale, ma si può immaginare che la realizzazione dovrebbe divenire funzionale per accelerare i tempi di percorrenza e incoraggiare così i pedoni e i turisti a frequentare il quadrante.

 
Senza critiche pregiudiziali, le quali per inciso dovrebbero essere formulate sulla base di progetti reali, contenenti dettagli e studi di fattibilità e sui risvolti pratici, le perplessità sono però tante.

 
Innanzitutto, per l’ennesima volta e secondo un trend ormai inveterato della politica e in particolar modo degli amministratori capitolini, l’annuncite diventa rumore di fondo di una città che invece, nel mondo reale, annega in una coltre sempre più insistente e pervasiva di disfunzioni.

 
Volendo rimanere proprio nell’indicato quadrante geografico, ci sarebbe da domandarsi per esempio quale mano abbia progettato e realizzato la nuova via del Tritone, con due marciapiedi divenuti grandi quanto una isola pedonale

  
Risultante dell’enorme restringimento della carreggiata, oltre a una perenne congestione del traffico, i marciapiedi invasi da camioncini che dovendo effettuare operazioni di carico e scarico merci presso le attività commerciali di zona finiscono per occupare, parzialmente o totalmente, i marciapiedi stessi.

  
Non un bel vedere, per i turisti e per i cittadini che risalgono verso piazza Barberini e via Veneto.

   
Turismo e mobilità sono due funzioni interconnesse. Dall’efficienza della seconda, il primo non può che trarre serio giovamento. E, come risulta autoevidente, la mobilità capitolina è decisamente problematica. 

  
Prendiamo la direttrice che collega proprio piazza Barberini, piazza di Spagna, Flaminio, Ottaviano e Lepanto, cinque stazioni della metro A attorno cui si stende un rigoglioso patrimonio artistico e architettonico e museale che i turisti, di ogni latitudine, vogliono visitare.

  
La metro A, è cosa nota, per diciotto mesi chiuderà alle ore 21, per lavori. Una chiusura a quell’ora falcidia ad esempio le chance lavorative di alcune attività, come quelle di ristorazione. Le navette sostitutive della linea non rappresentano una alternativa ottimale, sia per tempi di percorrenza sia per la capienza delle stesse.

   
L’intera rete della metro, in fondo, è scarsamente performante. Sia sul versante della qualità del servizio e della quantità delle corse, sia su tutti quei servizi ancillari ma essenziali che dovrebbero assistere il turismo.

  
Un esempio chiarificatore: la biglietteria elettronica di largo Argentina, non esattamente estrema periferia. 

  
Da tempo, e la cosa è assurta anche a celebrità social con diversi utenti che segnalano la disfunzione, se si cerca di acquistare un biglietto dei mezzi utilizzando la carta di credito l’operazione viene economicamente effettuata ma del biglietto nessuna traccia. Non esattamente il miglior biglietto, si perdoni il bisticcio di parole, da visita per la città.

  
Come non appare assolutamente adeguato a una capitale europea quale Roma è, il servizio informazioni o la totale assenza di personale in diverse fermate che rimangono deserte e silenziose come tante Fortezze Bastiani.

 
Sarebbe decisamente consigliabile prima di lanciarsi in annunci come quello del tapis roulant mappare con accurata scrupolosità lo stato dei servizi di trasporto e le relative, evidenti, criticità e stilare un rapporto su come e quanto le disfunzioni incidano sul turismo, cercando di intervenire e di raddrizzare quel che non va.

  
Poi ci si potrà dedicare ai tapis roulant.