Virginia Raggi (Ansa)

L'Incognita

Raggi continua a non esporsi sulla scissione M5s, e un motivo (più d'uno) c'è

Marianna Rizzini

Il silenzio dell'ex sindaca si carica congetture. Da una parte i rapporti con Di Maio, che spesso in passato si è schierato in sua difesa, dall'altro i sommovimenti interni e le rinnovate speranze, dell’area dura e pura, quella a lei più congeniale. Mentre le regionali si avvicinano

Tra l’incontro Conte-Draghi e il Dl Aiuti, il termovalorizzatore di Roma si colloca come fantasma sullo sfondo, tra i punti dolenti e attesi (in Campidoglio). Ma tra incontro Conte-Draghi e precedente scissione a Cinque Stelle c’è un altro tema che aleggia come minaccia e promessa, a seconda dei punti di vista: che cosa farà o che cosa sta facendo Virginia Raggi, rispetto all’addio di Luigi Di Maio? Se lo chiedevano gli osservatori e gli attivisti due settimane fa, attendendo un pronunciamento in un senso o nell’altro da parte dell’ex sindaca. Solo che il pronunciamento non è mai arrivato. E dunque il silenzio di Raggi si carica di congetture, vista anche la presa di posizione pro-Conte dei consiglieri grillini, a parte l’ex assessore Antonio De Santis, ora dimaiano, e vista la natura bifronte della carriera politica a Cinque stelle della sindaca: da un lato all’interno del comitato di garanzia del M5s e nel gruppo consiliare grillino, dall’altro vicina storicamente al percorso del ministro degli Esteri, con cui Raggi ha a lungo avuto, da sindaca, un’interlocuzione privilegiata (e oggi parte del suo precedente staff, a partire dall’ex portavoce Teodoro Fulgione, lavora alla Farnesina con Di Maio).

 

Quando l’ex sindaca puntava a essere riconfermata, era stato Luigi Di Maio a supportarla, facendosi fotografare con lei e ringraziandola pubblicamente per il lavoro svolto a Roma nell’emergenza del lockdown. E quando i frequenti attacchi all’ex sindaca piovevano dal mini direttorio su Roma (in particolare da Roberta Lombardi) oppure dalla Lega allora arrembante di Matteo Salvini, era stato Di Maio a prendere le sue difese, al grido di “abbiamo trovato una città in macerie” e Virginia “si è presa tutte le responsabilità” o “Virginia e il M5s sono un corpo unico”. E ora che nel M5s è rimasto Conte, con cui Raggi ha avuto non poche tensioni anche per via dell’alleanza con il Pd, sarebbe in teoria naturale allontanarsi. Eppure Raggi non lo fa. Forse anche perché osserva i movimenti non troppo sotterranei, e le rinnovate speranze, dell’area dura e pura, a lei congeniale quanto al fuoriuscito ma non troppo Alessandro Di Battista, con cui l’ex sindaca si faceva fotografare, come a sottolineare la vicinanza umana e politica (vedi posizione su Pd, vaccini, termovalorizzatori, municipalizzate, politica estera e governo Draghi, sgradito ai suddetti duri e puri che bene vedrebbero l’uscita di Conte). Non solo: sullo sfondo si stagliano le Regionali, e Raggi ancora esercita ascendente sulla base. 


 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.