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Spina di borgo

I vescovi sono pronti a eleggere il nuovo capo della Cei. Gli arrabbiati meditano vendetta

Matteo Matzuzzi

E' alle porte la votazione per il presidente della Conferenza episcopale: qualcuno nel segreto dell'urna potrebbe regalare sorprese, mentre gli scafati indicano Lojudice come scelta prediletta da Bergoglio

Che fare, dunque? Non sono pochi i vescovi italiani che, preparando borse e trolley per l’Assemblea generale della prossima settimana, s’interrogano su come leggere la volontà papale, consegnata al Corriere della Sera, di eleggere un presidente della Cei che sia “cardinale” e “autorevole”. I pii non capiscono perché un cardinale sia più autorevole di un vescovo – dopotutto veniamo da un decennio di pastori con l’odore delle pecore, sinodalità, collegialità, bando al carrierismo, eccetera – i più scafati hanno capito che Francesco un candidato in pectore ce l’ha e vorrebbe che la “sua” conferenza episcopale lo votasse. Rendendogli così più semplice la scelta dalla terna che gli sarà presentata. Gli scafati arrabbiati (terza categoria in cui si dividono i vescovi italiani) dicono che il Papa ha scelto Lojudice per tagliare definitivamente il cordone ombelicale col passato – in ritardo di un quinquennio – e inaugurare la stagione della sinodalità in conformità a quanto detto (e presto archiviato) al Convegno ecclesiale di Firenze del 2015. Ma gli stessi arrabbiati meditano lo scherzetto nel segreto dell’urna, o almeno lo minacciano. Avranno il coraggio di andare fino in fondo?

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.