(Foto di Ansa) 

Roma Capoccia

L'enigma “Roma Capitale”: si va davvero verso la città-regione?

Andrea Venanzoni

La Commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato il testo di una riforma attesa da 21 anni

Sono trascorsi ventuno anni dall’approvazione della riforma del Titolo V della Costituzione, cinquanta dalla (tardamente attuata) entrata in vigore delle Regioni e ben centocinquanta dal riconoscimento di Roma quale Capitale della nascente Italia, nel suo irrisolto e tortuoso processo di nation-building.
E tortuoso lo è anche il non ancora concluso iter di approvazione di una riforma costituzionale che munisca la Capitale di poteri idonei all’esercizio di funzioni capitali. La notizia è che la Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il testo base di una revisione costituzionale che incidendo sul terzo comma dell’articolo 114 Cost. trasformerebbe Roma in una Regione. La strada è ancora lunga e impervia, ma almeno un passo in avanti è stato percorso. Relatori del provvedimento di revisione costituzionale, i deputati Stefano Ceccanti (PD) e Annagrazia Calabria (Forza Italia), ma il clima che si respira in Commissione sembra essere non solo propositivo, ma finalmente, dopo ventuno anni, anche positivo.


Vero è che Roma è vittima di un incantesimo, di una sorta di pregiudizio che ha contribuito senza dubbio alcuno ad alimentare (anche) essa stessa nel corso degli anni: questo pregiudizio è quello della riduzione di una questione nazionale, quale quella di una Capitale, a fattore di campanile, strettamente localistico. In effetti, il legislatore e il dormiente tessuto della politica locale e di una cittadinanza spesso provinciale hanno preferito nettarsi la coscienza con riconoscimenti finanziari e dazioni economiche veicolate da torrenziali leggi-provvedimento, senza però affrontare la tematica più scottante e scabrosa: quella dell’esercizio di funzioni che non sono strutturalmente locali, ma connesse alla capitalità di una città che ospita nel suo seno i palazzi del potere, quelli diplomatici e persino un altro stato, il Vaticano.
La riforma costituzionale in questa prospettiva ambisce a rimodellare l’orizzonte istituzionale della città, trasformata in Regione e munita dei correlati poteri legislativi, procedendo, in piena coerenza con questo assunto, ad elevare i Municipi a effettivi Comuni. 


D’altronde chiunque si trovi a vivere la porosa densità cittadina, le enormi distanze di un tessuto urbanistico sviluppato quasi tutto in orizzontale, il caos antropico e quello viario, si sarà reso conto che ogni Municipio capitolino potrebbe essere una sorta di città metropolitana autonoma, per estensione e popolazione. Roma quindi diventerebbe la ventunesima regione della Repubblica italiana. L’approvazione in Commissione Affari Costituzionali ha sollevato entusiasmo bipartisan. Ora, si va alla fase emendativa e poi la parola passerà all’Aula. Al compianto professor Beniamino Caravita di Toritto, l’onorevole Ceccanti, relatore del provvedimento e professore ordinario di diritto costituzionale, ha voluto dedicare il voto, spiegando poi la natura della regionalizzazione di Roma e la latitudine della potestà legislativa, incuneata nei commi 3 e 4 dell’articolo 117 della Costituzione.


La Regione Lazio non scomparirebbe, viene precisato, tanto che si renderebbe necessario un accordo pattizio con Regione e Stato per la delega di funzioni legislative che opererebbero in deroga rispetto all’attuale sistema di riparto. Pertanto, nei fatti, una regione nella regione. Molto soddisfatto anche il Sindaco Roberto Gualtieri che, nei limiti dei tempi tecnici di implementazione del provvedimento laddove approvato in via definitiva, si troverebbe a vivere la fase prodromica della trasformazione. Pur esprimendo soddisfazione per il tema e per il voto unanime, il Vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, scorge anche alcune ombre. 
Innegabili, va detto. Infatti Rampelli sottolinea come l’iter procedurale previsto dall’articolo 138 Cost. mal si attagli alla eterogeneità della attuale maggioranza e ai tempi residui di una legislatura giunta alla sua fase crepuscolare. La approvazione finale in effetti diventerà una vera corsa contro il tempo e contro i particolarismi di campanile.

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