Roma Capoccia

Il Pd non ha più un euro. Il mistero del bilancio e la poca trasparenza

Gianluca De Rosa

Il Partito democratico a Roma è in difficoltà sotto diversi aspetti: non ha soldi, non ha un sito ed è rimasto senza sedi

Senza soldi, senza sito, senza sedi. Il Pd di Roma è piuttosto scassato. Che le cose per i dem nella capitale siano piuttosto complicate non è una novità. Secondo la relazione presentata la scorsa settimana alla direzione romana dal segretario Andrea Casu, il Pd  ha ancora oltre 1,6 milioni di euro di debiti. Quasi 300mila euro di debiti tributari, oltre 400mila di canoni non pagati per l’affitto delle sezioni, quasi 500mila di versamenti previdenziali. 

Dal 2015, dopo mafia capitale, la federazione era nel caos. Al disastro giudiziario si accompagnava quello economico. Debiti per oltre 3 milioni e la scelta obbligata di mandar via i 12 dipendenti con licenziamenti individuali. Tra questi c’era anche l’ex assessore dem Roberto Morassut che al tempo sbottò: “Io dal partito non ho mai preso un euro, ma così come faccio con i contributi figurativi da parlamentare?”.


Ad anni di distanza il debito si è si dimezzato, ma è ancora cospicuo. Per permettere il nuovo tesseramento riducendo il prezzo a 20 euro, l’ex tesoriere Claudio Mancini, ha organizzato la scorsa settimana un pranzo all’Ergife con imprenditori e militanti. Sono stati raccolti 100mila euro. Poca roba. Ma abbastanza da riuscire almeno a tagliare i costi delle tessere. Non c’è solo questo. Da febbraio il Pd  non ha un sito web. Lo spazio virtuale affittato dai dem è scaduto. Qualche malalingua l’ha interpretata così: “In questo modo non è necessario pubblicare in trasparenza bilancio e informazioni sui circoli”.  L’ultima grana è proprio quella delle sezioni sparse per la città. Negli ultimi mesi ne sono finite all’asta diverse. Alcune come Balduina, Bologna, via Graziano, San Paolo con una tradizione alle spalle. Comprate dal vecchio Pci grazie al contributo dei militanti. Facevano parte delle proprietà della Fondazione Futuro Storico, una delle tante scatole cinesi dentro alle quali, quando fu fondato il Pd, i Ds disseminarono proprietà immobiliari, opere d’arte e debiti. Secondo quanto riportato ad alcuni dirigenti del partito dall’ex tesoriere Mancini entro il 31 di giugno sono oltre 15 i circoli che rischiano lo stesso destino. 


Ultimo capitolo il congresso. Da mesi ormai è scaduto il mandato del segretario Andrea Casu, che dopo l’elezione a deputato nelle suppletive d’aututunno, è anche incompatibile per statuto con l’incarico. La base è in fermento. Diversi segretari di circolo hanno organizzato assemblee pubbliche per chiedere il congresso. Casu ha però promesso: “Si farà”. 

Di più su questi argomenti: