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Mega restauro, riaprirà l'Istituto archeologico germanico a Roma

Giuseppe Fantasia

Sta per tornare il Deutsches Archaeologisches Institut. La storica sede, in via Sardegna, che lo ospita dal 1962 si sta rifacendo il look e sarà pronta a giugno. Un progetto da 26 milioni di euro

Basta talmente poco per parlar male di Roma, che spesso ci si dimentica di far notare quello che effettivamente di bello c’è e funziona. Nell’unica Capitale al mondo che ospita oltre 70 tra istituti di cultura e accademie straniere, sta per tornare anche il Deutsches Archaeologisches Institut. La storica sede di via Sardegna che lo ospita dal 1962, si sta rifacendo il look e il merito va a un team composto dallo studio Insula, Wenzel+Wenzel e Bollinger+Grohmann che, coordinati dall’impresa Pasqualucci (la stessa che la realizzò all’epoca), garantiranno dal prossimo giugno il ritorno a casa del primo edificio costruito al di fuori dei confini nazionali dalla neonata Repubblica Federale tedesca dopo la Seconda Guerra Mondiale. 

 

Un progetto da 26 milioni di euro che è andato “a salvaguardare l’identità e lo spirito dell’epoca del fabbricato rendendola contemporanea, coniugandovi le esigenze di adeguamento strutturale, impiantistico e normativo”, spiega al Foglio l’architetto Eugenio Cipollone durante la visita. “Il Dai è stato fondato nel 1829 con l’idea di creare una comunità archeologica europea” – fa notare il direttore Ortwin Dally – “un concetto che ha preceduto di molto il principio costituente dell’Unione”. Quella romana – progettata da Karl Georg Siegler e Enzo Giannini con Annibale Vitellozzi (lo stesso della Stazione Termini e del Palazzetto dello Sport) – è la sede più grande e nei suoi cinque piani, tornerà a essere ospitata la sala conferenze a doppia altezza e la Biblioteca Platneriana, una delle biblioteche archeologiche più importanti al mondo (con 1300 riviste e 240.000 volumi), impreziosita da pregiati materiali di pavimentazione e rivestimento che sono stati recuperati e reimpiegati, a cominciare dal marmo color verde Alpi.

Si potrà usufruire della sala lettura a due livelli con il grande ballatoio centrale e consultare, magari, le copie originali di Giambattista Piranesi o i preziosi volumi di filologia classica (sono circa cinquemila) donati dal libraio e filologo Parthey o quelli del fondo Platneriano con oltre seimila volumi di storia delle città italiane, tra cui ovviamente Roma, che riesce a stare al centro dell’attenzione anche quando non dovrebbe.