Roma Capoccia

Lorenzo Vanni dalla ristorazione alla politica: "Mi candido per dare voce al settore"

Gianluca Roselli

Il titolare dello storico bar-ristorante in Via Col di Lana è tra i candidati per le elezioni suppletive del collegio Roma I lasciato libero da Gualtieri: "Se sarò eletto devolverò lo stipendio ai miei dipendenti in cassa integrazione"

Si è candidato perché “voglio dare rappresentanza a commercio, ristorazione e turismo che il governo ha abbandonato”. Perché Palazzo Chigi pensa solo “alle grandi imprese e alle multinazionali, mentre qui è una strage di aziende medio-piccole”. Ma pure perché “se tu dai dei contributi ma poi aumenti del 50 per cento luce e gas, allora è tutta una presa in giro”. Lui è Lorenzo Vanni, titolare dello storico bar-ristorante in via Col di Lana, a due passi da Viale Mazzini, che domenica sfiderà gli altri candidati nell’elezione suppletiva del collegio Roma I lasciato libero da Roberto Gualtieri. “Se sarò eletto devolverò lo stipendio ai miei dipendenti in cassa integrazione”.

Cinquantasei anni, 2 figlie, Lorenzo Vanni è la terza generazione della famiglia: nel 1929 iniziò suo nonno Giuseppe, poi papà Paolo e infine lui. La prima sede era in corso Rinascimento, nel 1956 il trasloco in Prati. “Era un quartiere in grande sviluppo, aveva aperto la Rai, iniziavano a vedersi studi di avvocati, le aziende mettevano qui i loro uffici”. La scommessa è vinta, perché Vanni diventa un punto di riferimento in città. “Ci vediamo da Vanni…” è un’interlocuzione abituale per scandire appuntamenti di lavoro e chiacchiere pubbliche e private.

Qui tutto è passato e tutto s’è visto. Mina chiedeva di mangiare nelle cucine per sfuggire ai fotografi. Maurizio Costanzo dal telefono a gettoni riceve la notizia che “Bontà Loro” ha raggiunto i 6 milioni di telespettatori. Michael Jackson viene a prendere un gelato prima del concerto allo Stadio Flaminio. Papa Wojtyla si trova una festa di compleanno a sorpresa. “La candela che ha spento sta ancora a casa di mamma”. E poi Carlo d’Inghilterra, Raffaella Carrà, Renzo Arbore, Walter Chiari, Pippo Baudo e Renato Zero. Il cavallo di Viale Mazzini, il Teatro delle Vittorie e via Asiago. La storia della radio televisione italiana. 

“Il fatturato è calato del 50 per cento, matrimoni e banchetti a Casina di Macchia Madama del 90. Se non avessi la proprietà delle mura avrei già chiuso”, dice Vanni. “Il problema è che il Covid ha cambiato le abitudini delle persone: in ufficio si sta di meno, ci si porta il pranzo da casa, si fa meno vita sociale. Andando in giro ho incontrato una Roma desolata. In centro le serrande abbassate non si contano più”. In passato ha votato Dc ed è stato tentato dai 5 Stelle. “Mi sembravano una novità e poi si sono disgregati. Ma io sono sempre stato di centro. Vengo dalla strada, lavoro da mattina a sera e voglio far sentire la mia voce”.

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