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Roma Capoccia

Ultima fermata Magliana: il rapido tracollo della Roma-Lido

Andrea Venanzoni

Cancellate dal percorso cinque stazioni su tredici. Così il viaggio dei pendolari si trasforma in un carnaio

Nonostante due anni di avvertimenti tutti ridotti a poltiglia nella autoreferenzialità inconcludente della polemica politica, i granelli di sabbia nella clessidra sono caduti invano e la ferrovia Roma-Lido si ritrova ormai mutila di ben cinque stazioni su un totale di tredici.

Le danze hanno preso il via a settembre, quando per indisponibilità di convogli sulla linea, in gran parte fermati per mancata manutenzione secondo quanto segnalato dall’Ansfisa, organismo che si occupa della sicurezza del trasporto ferroviario, sono state espunte dal servizio le stazioni di Cristoforo Colombo, Castel Fusano e Stella Polare. Soprattutto questa ultima, servente il P. O. Centro paraplegici di Ostia e stazione più vicina tra tutte all’Ospedale G.B. Grassi, è stata un taglio decisamente doloroso.

I disagi sono stati sin da subito palpabili, con i pendolari forzosamente riversati su Lido Centro e con un piazzale affollato di navette sostitutive che assai spesso giungono vuote, visto che molti cittadini preferiscono coprire con la propria automobile la distanza tra le stazioni ormai soppresse e il nuovo capolinea. Oppure desistono proprio dal prendere il treno e si riversano sulla via del Mare o sulla via Cristoforo Colombo, provocandone la comprensibile congestione .
Non paghi, e inerti sul versante delle soluzioni concrete, i gestori del servizio, e i politici, hanno ben pensato a novembre di procedere a un ulteriore taglio, come se ormai la linea non fosse altro che un malato terminale destinato a subire ripetute amputazioni per evitare la progressione della gangrena. In questo caso, ad essere cancellate sono state il capolinea di Porta San Paolo, in corrispondenza della Stazione F.S. Ostiense e della fermata Piramide della linea B della metro, e Basilica San Paolo.

 

Risultato? Un carnaio da Grande Armée napoleonica nelle fredde mattinate di Magliana, ormai nuova ultima fermata, dove si riversano ondate di pendolari spaesati che vengono faticosamente assorbiti solo da ripetuti passaggi della Metro B.

In questo meraviglioso ecosistema, non esistono più parole come ‘pandemia’, ‘distanziamento sociale’, ‘contagio’, c’è solo un fiume in piena di carne umana e di disperazione per i ritardi accumulati; una fortezza brulicante di storie, come la Gormenghast partorita dal genio di Mervyn Peake, in cui non entrano luce né allegria e la cui vita è scandita da regole burocratiche che nessuno più comprende.

  

Il caos portato dalla drastica, ulteriore riduzione delle stazioni incide su un territorio come quello lidense popolato da oltre 230.000 abitanti e su una linea che si calcola muova qualcosa come 55.000 persone su base giornaliera. Per molti diventa una indicibile complicazione dover scendere a Magliana, prendere per quattro fermate la linea B alla volta di Piramide e poi pregare qualunque divinità per salire al volo su un bus. Ed allora meglio il supplizio dell’auto.

  

Per anni, nonostante questo scenario fosse ampiamente prevedibile ed in effetti previsto, nessuno tra Regione o Comune ha fatto qualcosa che non fosse polemica politica o rimpallo di responsabilità amministrative.

La Roma-Lido, in termini di accertamento di responsabilità, rappresenta il sogno perverso di qualunque amministratore: di proprietà della Regione, è stata poi concessa a Roma Capitale per la gestione concreta della infrastruttura. Una situazione che ovviamente agevola le forme più radicali di italico scaribarile. Per Roma Capitale, articolo 11 comma 2 del contratto di servizio alla mano, alla manutenzione avrebbe dovuto provvedere l’ente regionale che dal canto suo ribatte, articolo 11 comma 1, che invece la manutenzione spetta al gestore del servizio, cioè a Roma Capitale. Un cul-de-sac alla Diario notturno di Flaiano, le cui uniche effettive vittime sono i cittadini. Dal primo gennaio 2022, l’intera linea, con il nome di Metromare, tornerà nella sua interezza sotto l’egida regionale, specificamente sotto Cotral-Astral.

La domanda che si pongono i pendolari sempre più infuriati è però una sola: riuscirà la linea ad arrivarci al 2022?

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