Veduta di Tor Bella Monaca (AP Photo/Alessandra Tarantino)

Roma Capoccia

“L'astenuto” alle elezioni per Roma, ecco chi è costui (con parole sue)

Gianluca De Rosa

Viaggio nel quartiere “delle torri”, il VI municipio, dove l’astensione ha fatto il record dei record. Qui manca tutto

Torre Spaccata, Torre Maura, Tor Vergata, Torre Angela, Tor Bella Monaca. C’è un motivo se il VI municipio, il più povero e complicato della Capitale, si chiama per brevità il municipio “delle Torri”. Oltre ai record di emarginazione sociale, degrado e insicurezza, la grande periferia Est della Capitale che continua sin oltre il Gra, ha anche un altro primato. Quello dell’astensionismo. Lo hanno confermato le ultime elezioni comunali. Al ballottaggio tra Roberto Gualtieri ed Enrico Michetti ha votato il 32,5 per cento: 58 mila persone su 181.250 aventi diritto. Otto punti percentuali in meno dell’affluenza globale in città già ai minimi storici.

 

In via Paolo Ferdinando Quaglia, grande traversa di via di Tor Bella Monaca, palazzoni popolari, alloggi occupati, monnezza, ma asfalto liscio, perfetto, nuovissimo, freme la vita di un pezzo del quartiere. Seduti a un bar slot-machine – il gioco d’azzardo è una costante di qualsiasi caffè o tavola calda del quartiere – ci sono Desiree e Umberto. Si sono conosciuti 14 anni fa vivono insieme in un alloggio popolare occupato e hanno quattro figli. Lui, 39 anni, fa il magazziniere allo stabilimento della Granarolo sulla Tiburtina, lei, 31 anni, cresce i figli e si occupa della casa. Sono il prototipo dell’astensionismo di questa complicata e scalcinata periferia. Entrambi hanno votato una sola volta in vita loro, la prima, quando hanno compiuto 18 anni. “Votai quella lista a presa in giro sulla Roma, come si chiamava… Forza Roma”, ride Umberto.

Adesso, anche volendo non può farlo, pena accessoria sull’elettorato attivo. “Ho fatto delle sciocchezze quando ero ragazzino”, spiega. “E mica è l’unico – aggiunge Desiree – ci credo che qui l’astensionismo è alto, la metà so’ pregiudicati”. Lei a 18 anni chi votò? “Rutelli, è una brava persona, la prima volta che l’ho visto ero a scuola e mi convinse subito, ma anche Berlusconi mi piaceva, era uno che al popolo ci pensava davvero, ora invece vengono a fare solo passerelle”. Eppure la strada è appena rifatta. Nuova, nuova. Virginia Raggi proprio qui ha anche presentato decine di bus appena acquistati. “Ma da su, l’hanno rifatta prima delle elezioni, ma solo quella principale, dove abitiamo noi non ci si poteva più arrivare in macchina, con gli altri del condominio abbiamo dovuto mettere 100 euro a testa e abbiamo pagato noi una ditta per il nuovo asfalto, e io devo pure votare?”.

Desiree è davvero disillusa. “Sono in graduatoria per un alloggio popolare da quando ho 18 anni ed ero incinta del nostro primo figlio, ho un figlio disabile e il massimo del punteggio, ma niente, sono costretta a occupare e a vivere a rischio sgombero. Quando venne Di Maggio (ex comandante dei vigili ndr) a cacciarci dall’appartamento dove stavamo prima io gli dissi che davano casa agli zingari e non a noi e lui disse che quella è la legge, io invece penso che questa è la politica oggi, uno schifo”.

 

Con loro c’è il 57enne Luigi, detto il Barone. “Sono un artigiano: faccio tappezzeria per le automobili”, racconta. “Sono qui dal ‘85 e i ragazzi hanno ragione le cose vanno sempre peggio, ma per me bisogna votare, la Raggi si è impegnata cambiare le cose è difficile, ma andava premiata”.

Poco più in là, sotto una pensilina dell’Atac due signore sulla sessantina aspettano il bus 057 per andare a Finocchio. Discutono di vaccini. Si chiamano Vergenia e Elena, amiche da una vita, sono arrivate entrambe dalla Romania 16 anni fa. Vergenia prova a convincere Elena che bisogna fare il vaccino. “Io ho paura, non mi fido”. “E poi non ti lamentare se non trovi lavoro”. Hanno votato? Si mettono a ridere. “Ma qui dobbiamo cercare lavoro”, sghignazza Vergenia. Eppure non si sono sempre astenute. “Abbiamo votato spesso, la destra, Meloni, la Lega, ma è inutile. Sai quando si stava bene?”, chiedono. Quando? “Quando c’era Berlusconi, con lui c’era lavoro, era un’altra cosa”.

Rutelli, Berlusconi, Fini. A Tor Bella Monaca c’è nostalgia della politica di qualche anno fa. “Certo che non ho votato io sono fascista, votavo Fini”, dice Salvatore 70 anni, siciliano di Termini Imerese, immemore della svolta di Fiuggi. Ma come, quindi il centrodestra a queste elezioni non era fascista neanche un po’? “Ma quali fascisti, questi di Lega e Fd’I sono solo dei farabutti”.
 
I votanti del VI sono quasi tutti assiepati alle fermate della metro C che per gran parte del suo percorso attraversa il municipio. Forse non un caso. Quando la politica fa concretamente le cose la gente lo apprezza, dove non c’è emarginazione sociale le persone votano. Sono tutti trafelati, di corsa tra una casa extraraccordo ed un lavoro nel centro della città. Ma tutti dicono la stessa cosa: “Certo che ho votato”. Willy 40 anni fa l’allenatore di basket a Monte Verde. “Ci metto un’ora ad arrivare, cambio due treni e un bus, ma in auto ci metterei il triplo. Questa metro è stata una salvata. È vero che questi sono quartieri complicati, la gente vede il degrado e pensa che sia tutto un magna magna, ma io continuo a pensare che non siamo tutti uguali”. Paola, 42 anni, segretaria in un ufficio è pragmatica: “Avevo votato la Raggi, al ballottaggio, non convintissima, quello di sinistra, Gualtieri”. Ripartire dalla metro C.

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