Nel nome del Signore

L'irruzione di Suor Paola, simbolo dell'impegno per i disagiati, nella campagna elettorale

Le foto di Calenda, le parole della religiosa (anche tifosa della Lazio)

Marianna Rizzini

Non è candidata, non è esponente di un partito, eppure è piombata all’improvviso sulla campagna elettorale. Trattasi di suor Paola, ufficiale al merito della Repubblica, classe 1947, entrata ventenne, contro il volere della famiglia, nel convento delle Scolastiche francescane del Cristo Re. A Roma, con la sua comunità So.Spe, è diventata un’istituzione per via del suo impegno a fianco delle donne vittime di violenza, dei poveri, degli emarginati, dei detenuti, dei bambini disagiati. Non solo: laziale storica, ha partecipato a lungo a “Quelli che il calcio”. Ed ecco che proprio da suor Paola si è recato il candidato di Azione Carlo Calenda, non senza contorno di (numerose) foto: “Suor Paola è una forza della natura, la sua comunità So.Spe fa un lavoro incredibile nell’indifferenza dell’amministrazione”, scrive Calenda su Twitter. E su Facebook, con altre foto, prosegue: “So.spe, la comunità di Suor Paola, fa un enorme lavoro per tutta la città di Roma. Nonostante questo il Comune le mette i bastoni tra le ruote. Negandole di usare il campo vicino alle sue strutture che si trova nello stato che vedete. Che senso ha tenerlo così, quando sarebbe uno spazio ideale per bambini e anziani?”.

 

E suor Paola, che ai tempi dei governi Conte diceva di tifare biancoazzurro ma anche, a livello politico, giallorosso, si ritrova dunque nella posizione di simbolo di lotta per la successione a Virginia Raggi (pare infatti che anche Enrico Michetti, candidato di centrodestra, abbia programmato un incontro). E cinque anni fa il candidato Alfio Marchini manifestava l’intenzione di andare a trovare suor Paola “anche se laziale”.

 

Fatto sta che, in una campagna elettorale partita in ritardo, si cercano punti di riferimento immediatamente associabili, agli occhi dell’elettore, alla vicinanza a chi si è sentito trascurato. E suor Paola si è sempre detta a favore di chi “mette al centro i bisogni dell’Italia e soprattutto dei poveri, di chi non ha una casa. I poveri che vado a trovare nelle periferie spesso mi dicono ‘guarda come ci siamo ridotti, suor Paola ci deve dare da mangiare’”.

 

Popolare lo è, la religiosa, fin da quando, oltre a fare volontariato nel carcere di Regina Coeli, a servire alle mense per non abbienti e a occuparsi di tre case famiglia – una per le donne, una per bambini e adolescenti e una adibita a centro anziani, partecipava come si è detto a “Quelli che il calcio”, senza alcun complesso: “L’ho chiesto al Signore”, diceva, “se potevo continuare ad andare in tv. Gli ho chiesto un segno e me l’ha dato”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.