Michetti-Pavlov?

Il tema sicurezza a destra funziona ancora? Parla Alessandro Campi

Marianna Rizzini

Il "Far West", le sparatorie. Intanto però con la pandemia i temi emersi sono altri

A pochi giorni dall’investitura a candidato sindaco del centrodestra, il professor Enrico Michetti, fortissimamente voluto da Fratelli d’Italia, ha dato fondo al lessico tradizionale di chi si presenta in quel campo: Roma non è il Far West — sicurezza, sicurezza, sicurezza. Ma funziona ancora, questo evergreen di alemanniana memoria (con aggiunta di martellamento salviniano), dopo che l’anno pandemico ha reso ancora più evidenti, in città, i vuoti nel campo dei servizi, per non dire della “monnezza” e del cosiddetto decoro?

 

Per il direttore della “Rivista di politica” Alessandro Campi, docente all’Università di Perugia, il paradigma-sicurezza permette da un lato di andare sul sicuro, ma non tiene conto di altri fattori. “Mi ha colpito”, dice Campi, “la riflessione fatta qualche giorno fa da Ilvo Diamanti su Repubblica, sulla base dei dati dell’Osservatorio sulla sicurezza in Italia e in Europa. Di fronte allo stato di incertezza perenne causa pandemia — questo emergeva — è come se la fonte delle paure collettive non fosse più la stessa. E il tema sicurezza è come fosse passato in secondo piano tra le preoccupazioni. Vengono prima il lavoro e la qualità dei servizi. E un candidato sindaco, a mio avviso, dovrebbe tenerne conto”. E insomma, dice Campi, “anche la percezione della città è cambiata: la logistica, i trasporti, la rete del terziario sono diventati priorità nella mentalità collettiva.

 

A Roma poi, si dovrebbe parlare della perdita di ruolo di una città”. Quindi insistendo sulla sicurezza non è detto che si ottengano più voti? “Gli elettori non sono topi di laboratorio che rispondono sempre a riflessi pavloviani”, dice Campi: “Coloro che hanno scelto Michetti, FdI in testa, dovrebbero concentrarsi sul come far sì che la città riprogetti se stessa con un riassetto strategico. Dico FdI perché a Roma la destra di Giorgia Meloni ha la sua storica constituency”. Però Michetti è un civico: “Non è un buon motivo per scaricare sul civico la responsabilità, pensando di non pagare pegno. Ai tempi di Gianni Alemanno c’era stato un grave fatto di cronaca dal forte impatto emotivo, a condizionare gli ultimi giorni di campagna elettorale. Oggi siamo in uno scenario diverso: non si può non tener conto del post pandemia. Per non dire della polarità Roma-Milano, città dove la campagna di Beppe Sala verterà sui temi della riqualificazione urbana e dell’energia sostenibile. Se non si vuole approfondire il gap che si vorrebbe colmare, non si può certo contare solo sulla modalità ‘sceriffo’”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.