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roma capoccia - spina di borgo

Che fine ha fatto la riforma della curia

Matteo Matzuzzi

Anche nel rallentamento dovuto alla pandemia, si avvicina il maggior ricambio curiale sotto il pontificato di Francesco. Venti di cambiamento soffiano sul Cupolone

Che fine ha fatto la riforma della curia? Il tema era caldissimo nel 2013, appena eletto Francesco al Soglio di Pietro. Nei mesi seguenti se ne parlava quotidianamente: dicasteri da creare ex novo, congregazioni da smontare, pontifici consigli da accorpare. E, naturalmente, vescovi da spostare, da rimandare in diocesi, da far venire a Roma. Poi, nulla. O meglio, si è creato il consiglio della Corona, il cosiddetto C9 poi via via ridimensionato per cause di forza maggiore. Gruppo di lavoro incaricato da un lato di consigliare il Papa nel governo della chiesa universale, dall’altro di studiare e approntare una riforma della governance.

Ci lavorano da otto anni. Tutto è pronto, si dice da mesi (da un anno?), poi la pandemia ha rallentato il tutto. In ogni caso il ricambio in curia non si ferma: tra poco sarà nominato il nuovo prefetto della congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, con l’ottimo vescovo di Tortona Vittorio Viola dato in pole position. Poi toccherà alle congregazioni del Clero e dei Vescovi (venti americani soffiano forti sul Cupolone), quindi alla Cultura e alla Dottrina della fede. Si tratterebbe del maggiore ricambio curiale sotto il pontificato di Francesco. Non resta che attendere.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.