L'area dell'ex Snia Viscosa a Roma Foto Daniele Leone / LaPresse 

RomaCapoccia

Tre proposte per far ripartire l'industria nel Lazio

Gianluca De Rosa

La Camera di commercio presenta uno studio su come riutilizzare i siti industriali dismessi. A Roma sono 195, per oltre la metà si tratta di strutture pubbliche distribuite principalmente nelle aree centrali della città

Ripartire dall’industria dopo la pandemia? Una domanda che è più di una provocazione. "Nel Lazio – spiegava mercoledì nel corso di un seminario il presidente della Camera di Commercio di Roma Lorenzo Tagliavanti – ci sono 40mila imprese industriali che impiegano 250mila lavoratori”. “Si tratta – raccontava ancora – del principale settore in termini di investimenti e uno dei più importanti in termini di export. A fronte di un euro investito, l'industria restituisce al territorio uno sviluppo in termini d’indotto di 2,5 euro. Tuttavia questo settore ha vissuto anni difficili in termini di perdita di produttività, tanto che negli ultimi 20 anni l'Italia ha aumentato la sua di un punto percentuale, a fronte del 20 per cento dei suoi competitor europei e internazionali. L’obiettivo è dunque quello di rafforzare l’industria nell’economia post Covid”.

 

Proposito nobile, condiviso, ma come fare? Tagliavanti ha le idee chiare. “I capisaldi in Lazio – spiega – sono tre”. La creazione di un Politecnico a Roma, “da mettere a sistema con le altre grandi università per rendere la Capitale, la città della Scienza”, la valorizzazione dei poli tecnologici come quelli di Tiburtina (aziende tecnologiche ndr) e Castel Romano (chimico-farmaceutico si trovano qui le due aziende italiane che si sono occupate di vaccini Irbm e Reithera) “Questi poli – dice Tagliavanti – devono diventare i luoghi in cui la conoscenza incontra l'impresa”. Ultimo punto: la riorganizzazione dei cinque distretti industriali “non siamo riusciti a tenerli in modo dinamico”. “Se riusciamo a realizzare questi tre punti – sostiene il presidente della Camera di Commercio di Roma – possiamo costruire un tavolo a tre gambe che può inaugurare una nuova stagione industriale”.

 

L’occasione per la riflessione però, per paradosso, è stata la presentazione dei dati di una ricerca condotta Eures sui siti industriali dismessi, un fenomeno che con l’avanzamento tecnologico si registra da tempo in tutta Europa e genera problemi sia per le bonifiche ambientali sia per la gestione dei luoghi. A Roma sono 195 i siti dismessi, per oltre la metà (il 55,4 per cento) si tratta di strutture pubbliche distribuite principalmente nelle aree centrali della città: 43 nel I municipio, 19 nell’VIII, 18 nel VII e altrettante nel III. Nel Lazio poi ci sono 1.038 siti dismessi in cui sono in corso le bonifiche ambientali. Numeri esigui rispetto a agli oltre 30mila presenti in tutta Italia. Nella provincia di Roma se ci si allarga alle imprese che secondo le visure camerali risultano non più attive si aggiungono 268 strutture: 185 nel comune di Roma 73 a Pomezia 25 ad Ariccia e 14 Albano Laziale. Il 59,3 per cento delle imprese “dismesse” operava nel comparto manifatturiero, in particolare nell’industria della stampa (22 imprese), nel comparto metallurgico, nell’industria del legno e della carta e in quello informatico, elettrico ed elettronico. 

 

Di più su questi argomenti: