(foto LaPresse)

“Recuperare la funzione ospedaliera del Forlanini è una buona idea”

Alessandro Luna

Roberta Angelilli (FdI) ripercorre la vicenda dell’ospedale abbandonato e la possibilità del suo uso anti Covid

Roma. “Il fatto che l’ex-ospedale Forlanini, un bene pubblico che appartiene ai cittadini, venga lasciato nel degrado più totale o venga promesso a Organizzazioni Internazionali e Ong è un problema”, ci dice Roberta Angelilli, componente dell’esecutivo di Fratelli d’Italia ed ex-europarlamentare. Secondo Angelilli, l’enorme complesso nel quartiere Gianicolense potrebbe benissimo e utilmente essere impiegato nella lotta all’epidemia del coronavirus. “Penso sia una ottima idea”, ripete, rispondendo a un nostro articolo dello scorso 18 Marzo, in cui si sosteneva il contrario.

 

Personalità di grande esperienza politica, Angelilli da tempo protesta per la gestione regionale dell’ex-ospedale e ci spiega il suo punto di vista. “Le amministrazioni di sinistra lo hanno lasciato all’abbandono più totale disinteressandosene, tanto che l’ultima opera di manutenzione è stata fatta dall’ex Presidente di Regione Francesco Storace, che restaurò la struttura di accesso nei primi anni duemila. Adesso andrebbe recuperato. E dal momento che qualsiasi ipotesi di riutilizzo dovrà in ogni caso essere pagata dai cittadini, sarebbe giusto prevederne una destinazione d’uso di cui i contribuenti possano beneficiare. Si è parlato più volte di trasformare il Forlanini nel centro degli uffici dei dipendenti pubblici regionali, progetto a cui la giunta del Partito democratico si è sempre opposta senza dare molte spiegazioni e rimanendo sul vago. Un comportamento che faticavamo a spiegarci, finché non ho trovato una memoria di giunta – che a differenza delle delibere o delle determine è uno strumento molto meno trasparente e che non prevede una discussione – risalente all’anno scorso e di cui nessuno sapeva nulla. In questo documento si parla di un progetto per rendere il Forlanini la “cittadella delle organizzazioni umanitarie” come il Wfp e l’Ifad (Organizzazioni delle Nazioni Unite, ndr). Ma si parla anche di altre organizzazioni, non per forza governative, come le Ong, che quindi la regione ospiterebbe nel Forlanini. Dire ai romani che si consegna un luogo che appartiene loro, essendo pubblico, alle Organizzazioni umanitarie è un errore. Peggio ancora è prevedere questa eventualità senza discuterla o renderla nota. Quindi quello che chiedo alla Regione è che fermi immediatamente questo progetto e che verifichi in ogni modo se ci siano degli spazi della struttura che possono essere utilizzati per combattere il Covid-19. Di certo se si fosse intervenuto 15 anni fa oggi la struttura avrebbe potuto ospitare in poco tempo e con costi ridotti tutti i romani e laziali contagiati dal coronavirus”.

 

Ma ci vorrà tempo. Come si fa a riadattare una struttura di quel genere in tempi veloci? “Oggi, in un’ottica immediata, ristrutturare l’intero complesso è costoso e difficile, ma siamo sicuri che non possa essere utile recuperare alcuni ambienti, dal momento che non sappiamo né quanto questa emergenza durerà né’ se si ripresenterà nei prossimi anni?”.

 

In effetti molto di ciò che riguarda questo nuovo virus è ancora sconosciuto agli esperti, tanto che non sappiamo in quanto tempo sarà disponibile un vaccino e non si esclude che nel prossimo inverno si dovrà tornare ad affrontare la stessa emergenza. “A suggerire questa ipotesi non sono solo io ma anche l’ex-primario del Forlanini, il professor Martelli, secondo cui si potrebbero riaprire alcuni ambienti per ospitare i malati. E lui, essendo un medico, pensa giustamente prima all’essere umano da salvare, che è la cosa fondamentale. Per cui mi aspetto dalla Regione che, prima di mandare avanti un progetto che non porta nulla ai cittadini, come quello della cittadella umanitaria, si verifichi a fondo se anche solo una parte del Forlanini può essere impiegato per recuperare posti letto nei prossimi sei mesi. Di sicuro non è questo il momento di mandare avanti sopralluoghi e studi di fattibilità, che tra l’altro costano alla Regione non poco, per un progetto del genere. Per quanto riguarda una struttura così grande e che è un bene pubblico, qualsiasi futuro si sceglie di assegnargli deve venire discusso in maniera trasparente, non come è stato fatto finora”.

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