
Lo scandalo di Villa Mercede, da due anni in stato di abbandono
Fu qui che nel luglio scorso la Raggi, annunciando un progetto sperimentale di raccolta porta a porta, spiegò agli abitanti che i lavori di ricostruzione si sarebbero conclusi entro il 2020. Bugia
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Roma. Certo, Roma non è stata costruita in un giorno. Ma se 445 non sono bastati a rimettere su anche solo il primo mattone di un muro crollato, allora la Capitale ha problemi grossi. Non si spiega altrimenti come sia possibile che, passati quasi quindici mesi dalla notte fra il 15 e il 16 dicembre 2018 quando un tratto del muraglione di cinta di Villa Mercede crollò giù travolgendo per fortuna solo auto in sosta, oggi al parco di via Tiburtina a San Lorenzo sia praticamente tutto come allora. Transennata e abbandonata l’area giochi dei bambini, ridotta a una carreggiata via dei Marrucini dove a ogni ora si creano code nello spazio angusto della recinzione in ferro e cemento tirata su dal II Municipio per isolare la zona del crollo, deviata fuori da San Lorenzo la linea 71 dell’Atac (ora il quartiere è servito da un solo altro bus) e pesantemente limitata l’attività della biblioteca comunale “Tullio De Mauro” ospitata nella struttura che fu “il teatrino” di questa villa storica fatta realizzare a inizio del ’900 da una congregazione francese di suore arrivate a Roma dal Belgio, venduta poi al Banco di Roma e infine ceduta ad inizio anni 90 al Comune di Roma per il prezzo simbolico di una lira.
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