(foto LaPresse)

Enrico Letta sindaco di Roma è più di una suggestione

Gianluca Roselli

Nel Pd sanno che la candidatura dovrà essere di alto profilo, come ai tempi di Veltroni. "Calenda, Letta...La qualità è alta"

Roma. In Parlamento la voce gira. Finora è una chiacchiera tra deputati e senatori, ma qualcuno giura che lui sia stato sondato. E il diretto interessato ha preso del tempo per pensarci. Il protagonista della storia è Enrico Letta, di cui la politica italiana ha da tempo perso le tracce, e di cui ora si parla per una candidatura a sindaco di Roma. La sua sparizione ha dell’encomiabile, perché ha tenuto fede a una promessa che in passato molti hanno fatto, come l’Africa di Walter Veltroni e lo stesso Renzi post referendum 2016, ma nessuno ha mantenuto. Lui sì. Dopo la fine del suo governo, nel 2014, proprio per mano renziana, si è trasferito a Parigi per insegnare politica in un paio di illustrissime “ecoles” francesi. Facendo capolino in Italia solo per qualche ospitata televisiva o per sostenere, a distanza, la candidatura di Nicola Zingaretti alla segreteria piddina. Ora, però, sembra che Enrico Letta (che ha solo 53 anni) abbia voglia di tornare in pista, alla politica attiva, in prima linea. Forse avrebbe gradito una candidatura in Europa, chissà, sta di fatto che l’ex premier è tornato in pianta stabile a Roma, nel “suo” quartiere di Testaccio, con la moglie Gianna Fregonara. Ed è tornato a farsi vedere pure nella sua osteria testaccina preferita, Da Benedetto. Letta è pisano, ma nella Capitale ci sta da almeno un quarto di secolo.

 

Di una sua possibile candidatura al Campidoglio ha parlato, la scorsa settimana su queste pagine, Massimiliano Smeriglio, il principale sponsor di Carlo Calenda. “C’è Carlo, ma ci sono anche altri, come Enrico Letta…”, ha detto l’europarlamentare. Allora andiamo a curiosare un po' a Montecitorio, tra i deputati dem. “Sì, è vero, di Enrico si parla. È ancora presto, ma per lui potrebbe essere un bel modo per rilanciarsi sulla scena nazionale. Comunque, se i nomi iniziano a essere questi, Letta e Calenda, direi che la qualità è alta… ”, dice Filippo Sensi. “Sì, l’ho sentito anch’io”, ammette Umberto Del Basso De Caro, “sarebbe un ottimo candidato. Però mi chiedo: chi glielo fa fare? Amministrare Roma non è uno scherzo. Lui non ha mai governato una città, però ha governato l’Italia…”. È stato anche quattro volte ministro. Non è romano, però. “Bah, poco importa. Il Psi fece eleggere sindaco Franco Carraro (nato a Padova)…”, osserva l’ex socialista.

 

L’altra opzione, si ragiona in Transatlantico, sarebbe quella di candidarsi a parlamentare alle prossime politiche, sperando che il centrosinistra vinca per poi avere un ruolo di primo piano nel governo. Ma il cammino è più impervio, anche perché, almeno per ora, in pole position per la vittoria c’è il centrodestra di Salvini. Potrebbe, Letta, fare il candidato premier della coalizione? “Sempre più difficile, manca troppo tempo e ci sono molte variabili…”, continua Del Basso De Caro.

 

Allora guardiamo al Campidoglio. Le elezioni saranno a giugno 2021 e in Letta potrebbe sperare chi vuol sbarrare la strada a Calenda. Per esempio, il solito Goffredo Bettini. Intanto proprio Calenda si è beccato una scudisciata da Zingaretti. “Si è autocandidato a sindaco di Roma con un atto ostile di chi, dopo esser stato eletto sotto la bandiera del Pd, ci spara ogni giorno contro”, ha detto il segretario dem. “Non mi sono candidato a Roma. Anzi, ho testualmente detto che sto facendo altro. Ho fatto un evento su Roma come faccio in tutte le città. A Zingaretti suggerisco di concentrarsi sulla qualità del governo”, la replica dell’ex ministro dello Sviluppo. Scintille.

 

Ma torniamo a Letta. Chi l’ha visto di recente, come Franco Monaco, conferma la sua voglia di tornare. “Letta sindaco di Roma? Perché no…”, sorride l’ex deputato assai vicino a Romano Prodi. Potrebbe, nel caso, seguire le orme di Walter Veltroni, che nel 2001 scelse di scendere dal treno nazionale per riprendere da sindaco e poi tornare sulla scena nel 2007 come salvatore della patria. Anche se per molti quello del 2001 fu un atto di estrema viltà. “Si era alla vigilia di elezioni importanti, che probabilmente avremmo perso, come poi accadde, e lui, da segretario dei Ds, mollò tutto lasciando il partito nelle mani di Pietro Folena. Incredibile”, ricorda Monaco. “Non ne so nulla, non lo sento da tanto”, dice Benedetta Rizzo, che con Letta stava a Palazzo Chigi. Chi gli è rimasto vicino è l’ex deputato Marco Meloni, che lo aiuta nella gestione della Scuola di Politiche. “Ero con lui qualche giorno fa a Torino e qualche battuta sul tema l’ha fatta. Di più non so dirle”, risponde per sms. C’è pure un sondaggio dell’Istituto Piepoli, datato 19 gennaio 2020, secondo cui Letta avrebbe il 16,3 per cento, al di sotto di Giorgia Meloni (24,35) e Virginia Raggi (17,3), ma sopra Calenda (14,4). Un buon punto da cui partire.