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A Roma i vigili non smantellano più i mercati abusivi perché Ama non pulisce

Gianluca De Rosa

Surreale in Campidoglio. Contenzioso tra polizia municipale e azienda municipalizzata. C’entrano i soliti pasticci della Raggi

Roma. Che senso ha smantellare un mercatino abusivo o un insediamento spontaneo se poi nessuno viene a ripulirne i resti? E’ questa la domanda più che legittima che da settembre si fanno gli uomini del Pics, il pronto intervento centro storico della Polizia Locale. Da ormai cinque mesi Ama ha smesso di affiancarli nei loro interventi con la successiva pulizia e bonifica delle aree, privando le operazioni di un’importante seconda fase. E allora, si sono risposti, tanto vale nemmeno iniziare. Non si smantella più. D’altronde, raccontava al Foglio tempo fa uno di loro: “Con gli interventi nei giorni festivi nel mercato di piazza di Porta maggiore arrivavamo a riempire due ‘squaletti’ dell’Ama di roba sequestrata, e ognuno trasporta tre metri cubi di materiale!”. Ammassi di cianfrusaglie e schiffezze che se lasciati poi in mezzo alla strada vanificano, di fatto, l’intervento.

 

“Fino a settembre – ci dice oggi il vigile – di operazioni di questo tipo ne facevamo quotidianamente, ma adesso siamo bloccati: ci arrivano le segnalazioni, ma non possiamo fare nulla”. “Per fortuna – prosegue – i quattro principali mercatini – porta Maggiore, via Ricasoli, via delle cave ardeatine e via Acri – hanno ormai un presidio fisso attivo 24 ore su 24”. “Ma è come giocare ad ‘Ammazza la talpa’: tappato un buco c’è sempre una nuova via dove spuntano questi mercati. Ce ne sono in tutta la città: dal Quadraro a via Cipro regna una sorta di mafia della monnezza, ma adesso noi non possiamo più fare niente”.

 

Ma perché Ama ha smesso di aiutare i vigili in questa fondamentale attività? Dietro alla decisione apparentemente folle si nasconde in realtà una valutazione severa, ma di assoluto buon senso. Da giugno, infatti, i rapporti tra Ama e Campidoglio sono regolati da un nuovo contratto di servizio che distingue le attività programmate e ordinarie di Ama – come quella della raccolta dei rifiuti – coperte dalla Tari, da quelle straordinarie, come appunto il pronto intervento per la pulizia e la bonifica di insediamenti abusivi e mercatini. Questa seconda attività andrebbe regolata con un’apposita convenzione firmata, in questo caso, con il corpo della Polizia Locale che spenderebbe parte del suo budget per pagare ad Ama il servizio. In questo modo da un lato si evita che gli interventi non abbiano un corrispettivo contabile e amministrativo, rimanendo solo attività di fatto. Dall’altro il management di Ama può valutare in modo trasparente se ci sono sufficienti risorse per svolgere le attività straordinarie oltre alle mansioni principali della municipalizzata: pulire la strada e raccogliere la monnezza. “Spesso – hanno raccontato due vigili dei Pics nel corso di una seduta della commissione capitolina Ambiente – anche i consiglieri o i semplici cittadini ci chiamano direttamente per segnalare qualche situazione di degrado dove intervenire, ma noi non sappiamo più cosa fare”. La cosa ha fatto correre un brivido lungo la schiena di Laura D’Aprile, dirigente capitolina responsabile del capitolo Rifiuti. “Quindi voi vi muovereste così, sull’imput di chiunque – ha risposto – mi sembra che sinora questa attività sia stata completamente fuori controllo, finirà che dovrò segnalare tutto alla Corte dei conti”. E il nervosismo della dirigente è facilmente spiegabile: in fondo queste attività – mosse più dalla buona volontà e dalla scossa emotiva di qualcuno – senza una precisa indicazione amministrativa, sono la ragione dei contenziosi contabili tra Ama e il Campidoglio che hanno portato al siluramento di due consigli di amministrazione e tengono ancora ostaggio il bilancio consuntivo del 2017 (che entro un mese, forse, sarà approvato). Per questo D’Aprile non ci sta a essere additata come la resposabile dello stallo. “Noi – ha detto nel corso della commissione – abbiamo scritto cento volte alla Polizia locale che basta stipulare una convenzione per risolvere il problema, ma loro non vogliono non so e non capisco francamente il perché”. In attesa che questo surreale braccio di ferro tra apparati capitolini si risolva, i mercanti abusivi si sfregano le mani pronti a srotolare i loro teli e a esporre le loro cianfrusaglie certi di non correre, almeno per un altro po’, alcun rischio.

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