Virginia Raggi (foto LaPresse)

I poteri speciali per Roma

Gianluca De Rosa

Il consiglio comunale vota quasi all’unanimità un ordine del giorno sulla riforma istituzionale

Roma. La sindaca arriva con due ore di ritardo. Impegnata in consiglio regionale a via della Pisana per cercare di evitare in extremis il commissariamento sulla massima delle grane, quella dei rifiuti. Alla fine però, seppur in differita, il consiglio straordinario su Roma Capitale ha finalmente il suo avvio. Presiede ormai tornato ufficialmente alla guida dell’Aula in attesa del processo Marcello De Vito. L’obiettivo della seduta straordinaria è arrivare a un atto condiviso per chiedere al governo più poteri, più risorse e una riforma istituzionale per la Capitale. Per farlo nelle scorse settimane a palazzo Senatorio i capigruppo di tutti gli schieramenti e la sindaca si sono incontrati più volte. “Sono molto fiduciosa che questo percorso possa avere un esito positivo: superiamo i particolarismi nell’interesse dei romani”, dice la sindaca aprendo i lavori. Come per le grandi occasioni, in Aula c’è anche Giorgia Meloni. “Noi ci siamo”, garantisce la leader di Fratelli d’Italia prima di ammonire: “Ricordo che anche lo scorso anno quest’Aula votò una mozione condivisa per dotare la città di maggiori risorse, poi però quella proposta (il SalvaRoma ndr) fu bocciata dal Parlamento con il voto del M5s”. Alla buvette dell’Aula Giulio Cesare spunta anche l’ex deputato dem Umberto Marroni, l’uomo più vicino al ministro degli Affari regionale Francesco Boccia, colui che riceverà la richiesta dell’Assemblea capitolina e dovrà farne “una questione nazionale”, come scandito più volte da tutti gli interventi, di maggioranza e di opposizione.

 

Lo scopo del consiglio comunale straordinario però è raggiunto solo a metà. L’assemblea capitolina vota all’unanimità un ordine del giorno che scandisce il cronoprogramma per la riforma istituzionale. Il nuovo ordinamento sarà pensato dalla commissione capitolina Roma Capitale che invierà poi la proposta a governo e Parlamento. Nessun accordo invece per gli atti con cui si chiedeva l’attuazione della riforma sul federalismo fiscale del 2009, varata dall’allora governo Berlusconi che nella parte dedicata alla Capitale, mai attuata, garantiva a Roma poteri speciali su commercio, turismo e urbanistica. Sul punto il voto positivo arriva solo dall’inedita alleanza M5s-Fratelli d’Italia. Così come per l’atto con cui il consiglio comunale chiedeva il trasferimento diretto al Campidoglio della gestione dei fondi europei per mobilità e politiche sociali che oggi passano prima per la Regione Lazio. Approvati, ma solo con il voto del M5s, invece, gli atti specifici sulle singole materie.

 

Prima del voto degli ordini del giorno la discussione si chiude con una comica ed inverosimile parafrasi di una celebre frase di Massimo D’Azeglio che la sindaca Raggi, addirittura, annuncia esplicitamente: “Abbiamo fatto Roma, ora dovremo fare i romani”. Risate e mani fra i capelli in attesa della grande riforma.

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