Corviale

Ristrutturano Corviale. Caudo: “La nostra risposta a Salvini”

Alessandro Luna

Dare dignità al complesso residenziale più controverso di Roma per capovolgere il modus operandi salviniano 

Roma. Corviale non è un quartiere. Passando con la macchina accanto a questo enorme complesso di palazzi dell’Ater, la società della Regione Lazio che si occupa delle case popolari, ci si rende conto di avere di fronte un ammasso di abitazioni che sembrano non finire mai, senza che chi ci vive abbia un bar, un supermercato o qualche negozio vicino a casa. Fa quasi impressione immaginarcisi dentro, immaginare la propria vita vissuta in luoghi alienanti come questo. Il X Luglio il Presidente della Regione Nicola Zingaretti ha inaugurato le prime quattro ristrutturazioni delle nove previste al quarto piano del complesso. Gli assegnatari hanno ricevuto le chiavi dei loro nuovi appartamenti ascoltando la promessa di far diventare il quarto piano di Corviale il “miglio verde” del complesso, attraverso un piano di ristrutturazioni e riqualificazione. E questa novità ha un significato anche politico, oltre che sociale, non indifferente.

 

Giovanni Caudo, presidente del Terzo Municipio, ci ha spiegato il valore di questi lavori: “Questi progetti di ristrutturazione sono l’unica vera azione che ha negli anni cercato di dare dignità e vita al complesso di Corviale. Gli occupanti abusivi di alcuni appartamenti sono stati spostati provvisoriamente in altri edifici Ater, e il 17 Luglio sono potuti rientrare nei loro appartamenti ristrutturati e messi in regola. Erano spazi illegali che sono stati regolarizzati”. Una mossa anche politica? “A pochi giorni dallo sgombero dell’ex-scuola di Viale Capranica, questa iniziativa si propone di mostrare il modello opposto al modus operandi salviniano, che ha creato tante polemiche. La società Ater aveva cominciato a costruire Corviale negli anni 70, ma il lavoro è rimasto incompleto. Ciò nonostante, gli appartamenti ormai costruiti furono assegnati ad alcune famiglie che avevano diritto alla casa popolare. Nel corso dei decenni successivi, larga parte del complesso residenziale è stato interessato da occupazioni di famiglie che hanno vissuto e continuano a vivere a Corviale illegalmente. Nonostante il quarto piano, nel progetto originale, sarebbe dovuto essere riempito da attività, negozi e luoghi che avrebbero potuto rendere Corviale un quartiere vivibile, la società Ater ha usato quegli spazi come normali abitazioni, concedendole ai richiedenti, in maniera poco chiara e trasparente. Esiste un progetto che stiamo cercando di portare avanti che si occuperà di riempire il piano terra del complesso con attività e negozi. Fino ad allora, pensiamo a riportare nella regola queste situazioni che creano illegalità e disagio”.

 

Sicuramente, alla fine di queste ristrutturazioni, la situazione degli ex-occupanti sarà migliorata. Tuttavia è chiaro che questi abitanti hanno di fatti scavalcato tutti quelli che, avendo fatto domanda regolarmente, hanno diritto ad una casa popolare. Giovanni Caudo rivendica il fatto di avere di fronte una soluzione ad un problema che non toglie un tetto a nessuno e che non manda per strada le persone che occupano abusivamente un palazzo. E’ certamente una soluzione più serena rispetto a quella che si è vista a Viale Cardinal Capranica, ma è legittimo che chi aspetta da anni in graduatoria di avere una casa popolare si chieda se non sia più conveniente occupare un’abitazione dell’Ater, invece di aspettare che gli venga consegnata. Anche se Caudo spiega che la regione ha pensato a certificare che gli abitanti regolarizzati avessero i requisiti per poter avere assegnata una casa popolare. Siamo senza dubbio di fronte a due modelli di soluzione al problema delle occupazioni, che entrambe le parti rivendicano fieramente, ma che hanno sia i loro punti di forza, che i loro punti deboli.