Foto Wikimedia

Capitale ma laterale

Giancarlo Salemi

Ci sono idee per spingere l’economia fieristica, con la cooperazione. Exco 2019, il ruolo di Cdp e i fondi Ue

Roma. La centralità della capitale, geografica e istituzionale, non è sfruttata appieno quando si tratta degli eventi fieristici che servono alle imprese per avere opportunità di business all’estero. Secondo l’Associazione esposizioni e fiere italiane (Aefi) per l’anno in corso nel Lazio saranno organizzate quindici manifestazioni fieristiche su 200 in tutta Italia, il 7,5 per cento del totale. In cima alla classifica per manifestazioni in calendario nel 2019 c’è la Lombardia (67 eventi, il 33,5 per cento) seguita da Emilia Romagna (39 pari al 19,5 per cento) e dal Veneto (23 pari all’11,5). Si tratta di eventi riguardanti settori industriali dal tessile alla moda a quello dell’editoria.

  

La Fiera di Roma sta provando a sfruttare la centralità politico-istituzionale della capitale per avere maggiore appeal con la Exco2019 la prima fiera internazionale della cooperazione profit dal 15 al 17 maggio e che verrà presentata venerdì al ministero degli Esteri.

 

“Siamo convinti che Roma – terza città al mondo per numero di sedi Onu, città che deve rivendicare il suo ruolo di Capitale importante e di punto di riferimento assoluto per il Mediterraneo – sia il luogo ideale per un appuntamento dedicato alla cooperazione internazionale”, dice al Foglio Piero Piccinetti. La kermesse per fare di Roma la caput mundi della cooperazione sarà un’occasione di business e di incontri per le aziende, con una particolare attenzione all’Africa che sarà il paese focus e il coinvolgimento di colossi come Cassa depositi e prestiti chiamata a favorire accordi, partnership, iniziative, progetti, investimenti tra le aziende partecipanti.

 

Chi lo ha detto che la cooperazione può essere declinata solo in chiave di solidarietà o mera beneficenza? Con la cooperazione si possono anche fare affari, creare occasioni di business con i paesi in via di sviluppo e, magari, riuscire a declinare il famoso “aiutiamoli a casa loro” da postilla politica a una massima economica.

  

In tema di cooperazione internazionale, il dossier più spinoso è quello dell’utilizzo dei fondi europei che l’Italia e le sue aziende non sanno sfruttare appieno. La Commissione europea ha istituito nel 2017 il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (Efsd), strumento di attuazione del Piano europeo per gli investimenti privati in paesi fuori dall’Unione europea, in particolare nei paesi africani e in quelli confinanti con l’Unione europea. La parte più avanzata del piano riguarda le risorse, 1,5 miliardi di euro, usate per attrarre investitori privati in situazioni di mercato più difficili, proprio come l’Africa. Inoltre il Fondo intende mobilitare investimenti privati fino a 44 miliardi di euro.

 

Cooperazione e opportunità di business

“Il sistema fieristico può farsi compartecipe di questo cambiamento di prospettiva, ideologico e concreto – dice Piccinetti – E le piccole e medie imprese italiane rappresentano il traino per questo mutamento”.

 

La Cassa depositi e prestiti avrà un ruolo di accompagnamento delle aziende. La Cdp, in particolare, è diventata in base alle legge 125 del 2014 (articolo 22) il braccio finanziario della cooperazione  e può utilizzare oltre alle risorse su cui la cooperazione poteva contare in passato (fondi a dono e i crediti di cui al fondo rotativo di cui alla legge 227/77), anche risorse proprie che Cdp, in coordinamento con il ministero degli Affari esteri, può concedere a stati, banche pubbliche, istituzioni internazionali o per cofinanziare soggetti pubblici o privati. Cdp assume, pertanto, nel sistema della cooperazione italiana il ruolo di gestore del Fondo rotativo (prima esercitato da Artigiancassa) di assistenza tecnica per la strutturazione dei finanziamenti e, infine, di investitore di risorse proprie in iniziative di cooperazione. Inoltre può mettere in campo le partecipate Sace e Simest attive sia sul fronte dell’assicurazione sia di sostegno di progetti di joint venture per le piccole, medie e grandi imprese.

 

La Exco2019 sarà una grande vetrina, dove l’intera filiera della cooperazione potrà mettersi in mostra e incontrarsi: istituzioni nazionali, europee e multilaterali, pubbliche e private, ong, enti profit e aziende, con appositi spazi per gli incontri tra le imprese e tutti i potenziali buyer.

 

Si sono registrate oltre 200 aziende non per fare beneficenza ma per aprirsi opportunità concrete su nuovi mercati settori che vanno dall’edilizia, alle attrezzature sanitarie, passando per l’energia, la logistica, i trasporti  e la trasformazione  delle materie prime  fino agli sviluppi dell’agricoltura ma anche della sicurezza e la conservazione degli alimenti.

 

Forse in questo mondo, tra politica internazionale, cooperazione allo sviluppo, e opportunità di business all’estero Roma ha trovato un filone appropriato per guadagnare spazio nel mercato fieristico italiano.

Di più su questi argomenti: