Sgarbi non si stupisce per il "Vota Garibaldi" cancellato: “Raggi è sindaca a sua insaputa”

Gregorio Sorgi

“Cancellare un pezzo di memoria storica per pura sciatteria è paradossale. Ma Roma è governata da un paradosso”

Roma. “Mi trovo a Roma a una mostra del pittore Armando Spadini, che è espressione di un grande momento di cultura che era stato rimosso. Mentre quelli del comune distruggono, c’è chi conserva”, dice Vittorio Sgarbi con un fondo di spiritosa amarezza. Per il critico d’arte, “quelli” hanno un’identità ben definita: “E’ la giunta Raggi, chi vuoi che sia. Stanno distruggendo la città”. E così il discorso cade sull’ultimo, surreale episodio di cronica e quotidiana sciatteria: gli addetti al decoro urbano hanno rimosso la famosa scritta che campeggiava da settant’anni, precisamente dal 1948, sul muro di via Basilio Brollo, alla Garbatella. C’era scritto “Vota Garibaldi Lista n. 1”, lo avevano dipinto i militanti del Fronte democratico popolare alla vigilia delle prime elezioni della storia repubblicana, le prime a suffragio universale, quelle poi vinte dalla Democrazia cristiana. “Ma la politica non c’entra nulla – dice Sgarbi (che mentre parla s’arrabbia) – è un misto di stupidità, inadeguatezza e ignoranza. Per tanti anni Laura Boldrini è andata in giro a dire che dovevamo cancellare la scritta ‘Dux’ dai monumenti costruiti in epoca fascista. E questa era già una cosa paradossale. Una cosa profondamente sbagliata, perché non si può cambiare ciò che è storia. Però siamo al di là, oltre. Al di sotto del bene e del male. Qui l’ideologismo forsennato non c’entra nulla. Qui il punto è un altro. E se vogliamo è persinopeggio”.

  

Qual è il punto? “Siamo di fronte a un chiaro sintomo dell’incompetenza di chi governa la città, cioè della giunta Raggi. Il parossismo della casualità che si fa potere amministrativo. Un ulteriore segno che la misura è colma, ne abbiamo avuto abbastanza della sindaca. Io ripeto che il governo tra Lega e M5s durerà poco, che sono destinati a separarsi prima o poi…”. E qui Sgarbi assume, sempre di più un tono aderente alla materia di cui si sta occupando: la surrealtà. “Mi colpisce”, dice, “che la giunta di Virginia Raggi sia ancora al proprio posto, con tutto quello che ha combinato. Ci mancano soltanto i marziani che atterrano sul Campidoglio. Che altro deve succedere? A volte mi domando come fanno i cittadini a sopportare tutto questo”.

 

La svista dell’ufficio del decoro urbano, apparentemente accidentale, sembra quasi la metafora della giunta Raggi, un apologo: una condotta confusa, sciatta, e del tutto indifferente a ciò che esiste nella città: “ Raggi è la personificazione della famosa frase di Claudio Scajola: ‘L’ho fatto a mia insaputa’. Questa ragazza non ha il controllo sugli eventi, tutto ciò che avviene è fuori dalla sua vista, è una specie di passante. Pensateci. Persino nella famoso caso giudiziario che la riguardava. Vi ricordate? Anche lì, in Tribunale, è stata assolta in ‘a sua insaputa’. Il giudice ha stabilito che la signora Raggi non aveva capito il fatto, ovvero da parte della sindaca c’era un difetto di comprensione del reato. Sembra una piece teatrale. Quindi, se devo scegliere una parola per descrivere la gestione grillina del comune, scelgo: ‘Inconsapevolezza’. Questa è ‘la giunta dell’inconsapevolezza’. Più che la sociologia ci vuole la commedia”.

 

Ecco. Ma in politica l’inconsapevolezza, è un’attenuante o forse, piuttosto, è un’aggravante? Insomma, meglio un onesto tontolone o uno scafato delinquente? “E’ certamente un’aggravante”, esclama Sgarbi con un tono sbigottito. “Essere inconsapevoli può essere un’attenuante in un processo penale, la Raggi lo sa bene, ma è chiaramente un’aggravante in politica. Questa è la differenza fondamentale tra l’etica e la politica”.

 

Però l’episodio della Garbatella ci dice forse anche qualcos’altro sulla giunta: disprezzo per per la storia? Ignoranza? “In termini generali il declino artistico e culturale in città è evidente. E’ in atto un progressivo disfacimento dell’identità cittadina, un progressivo declino. E’ sotto gli occhi di tutti. Basta fare un paragone con Milano. Venti anni fa Milano era considerata una piccola provincia in confronto a Roma. Negli anni di Rutelli e Veltroni la cultura abbondava, venivano organizzate molte esposizioni e manifestazioni artistiche. Poi, piano piano, la situazione si è capovolta. A Milano la cultura ha sostenuto lo sviluppo della città mentre a Roma è successo l’esatto contrario. Un tempo da noi c’erano i grandi teatri, i musei, il Teatro dell’Opera, la gente veniva da tutto il mondo per apprezzare la bellezza artistica di Roma. Oggi al Palazzo delle Esposizioni vengono organizzate sempre meno mostre degne di nota, lo stesso si può dire della Scuderie del Quirinale. Così Milano è diventata la capitale culturale, e Roma è sprofondata. L’episodio surreale della Garbatella ne è solo l’ultimo segno”.

 

In effetti è paradossale che il comune rovini il patrimonio culturale della città, di solito avviene il contrario: “Faccio il critico da una vita ma non ricordo nulla di così assurdo, mi viene in mente solo un episodio simile. A Ferrara una volta hanno ridipinto la facciata di un palazzo antico in terracotta che risaliva al 400'”.

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