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Ama 2018: Odissea nello strazio

Massimo Solani

Liberarsi di un vecchio frigorifero è quasi impossibile. Altro che riciclo. Ecco perché la gente li abbandona per strada

Roma. Al primo tentativo “La tempesta di mare” di Antonio Vivaldi suona per ben trentuno minuti prima che dall’altro capo del telefono una voce gentile interrompa il concerto per violino e archi.

 

Mancano pochi minuti alle dieci e dopo la richiesta fatta all’operatore dello “060606” ci vuole più di mezz’ora prima di riuscire a parlare con il servizio Ricicla casa e Lavoro di raccolta dei  rifiuti ingombranti di Ama per prenotare un ritiro a domicilio. Forse è solo un caso, forse un problema di orari. Due ore più tardi però la musica, e non solo quella di Vivaldi, è la stessa: 28 minuti di attesa prima che la chiamata venga servita. Si riprova nel pomeriggio, e questa volta gli archi e il basso continuo riempiono la cornetta per ben 34 minuti. Un annuncio ricorda che la prenotazione può anche essere fatta on-line, ed è quello che a inizio agosto ha provato a fare una famiglia residente nel rione Monti dopo lunghe ore di attesa al telefono: modulo riempito in ogni sua parte e versati i 18 euro di spese per il ritiro al piano di un vecchio frigorifero (altrimenti il servizio è gratuito), ci sono voluti dieci giorni prima di essere ricontattati dal centralino per fissare l’appuntamento ad un paio di settimane più tardi. E’ agosto, ci sono le ferie di mezzo, la città è semideserta. Ci può stare. Solo che qualche tempo più tardi dal servizio richiamano per annullare l’appuntamento di cui sopra spiegando che per fissarne uno nuovo bisogna ricominciare daccapo il gioco dell’oca, tirare i dadi al telefono con Vivaldi in sottofondo e sperare nella sorte. Il frigorifero intanto è ancora in corridoio, il nuovo appuntamento è per la prossima settimana. Forse allora sarebbe stato meglio organizzarsi da soli e provare a portare il rifiuto ingombrante in uno degli appositi centri di raccolta Ama.

 

Forse no, stando almeno a quello che è capitato a Federico che vive a San Lorenzo e che a fine agosto ha avuto la malsana idea di liberarsi di un vecchio mobile da bagno. Caricato in macchina, però, lì ha dovuto lasciarlo per una settimana visto che per tre giorni di fila si è visto chiudere i cancelli tanto al centro Ama di via Teano quanto a quello in via Palmiro Togliatti. “Legno pieno”, recitava il cartello. A inizio settembre, poi, il centro di Via Palmiro Togliatti è rimasto chiuso per quasi una settimana a causa di un incendio. Decisamente peggio, invece, è andata agli abitanti delle zone più a nord della città visto che il centro di raccolta di via Cassia, in zona La Storta, è chiuso dal 18 maggio scorso per imprecisati lavori di ristrutturazione.

 

Al netto dell’inciviltà di molti, allora, è su questo genere di disservizi che la sindaca Virginia Raggi dovrebbe riflettere quando decide di vestire i panni dello sceriffo del web diffondendo le immagini riprese dalle telecamere di cittadini “sorpresi” ad abbandonare rifiuti ingombranti vicini ai cassonetti e per questo multati ed esposti alla pubblica gogna. Speranza vana, probabilmente, ricordando i tempi in cui la sindaca sfidò a viso aperto il comune senso del ridicolo denunciando “il complotto dei frigoriferi“ in quei mesi in cui il servizio di raccolta rifiuti ingombranti era sospeso perché la sua giunta si era semplicemente dimenticata di rifare il bando di gara per l’affidamento. Dal canto suo Ama assicura che il ritiro a domicilio verrà potenziato, un mese fa è stato pubblicato il bando di gara da cinque milioni di euro per la fornitura di 67 “veicoli da adibire al trasporto di contenitori per rifiuti, rifiuti ingombranti, segnaletica e materiali vari, inclusi servizi accessori per 24 mesi”, ma è lo stato comatoso dell’intero servizio di raccolta rifiuti a lasciare pochi margini di speranza. Anche perché le proteste contro l’immondizia ormai si moltiplicano: ieri sono stati i residenti di Ponte di Nona a bloccare le strade ammassando in mezzo alla carreggiata cumuli di rifiuti che da giorni nessuno si è curato di raccogliere. La scorsa settimana invece erano stati gli abitanti di Casal Palocco ad invocare l’intervento del Campidoglio. A San Lorenzo, invece, nei giorni scorsi qualcuno se l’è presa direttamente con i lavoratori dell’Ama e li ha accolti con un lancio di uova. Episodio simile era già successo ad agosto, questa volta a Settecamini. “La difficile situazione sul territorio, causata da un servizio inefficiente, si scarica su chi opera tra i cittadini” ha denunciato la Cgil che assieme agli altri sindacati è in stato di agitazione per la situazione di paralisi della municipalizzata che proprio in questi giorni attende il via libera dell’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti al bilancio 2017.

 

Ballano circa 18 milioni per un contenzioso fra Campidoglio ed Ama ma molti cominciano a evocare l’ipotesi concordato come già fatto dalla giunta Raggi per Atac. “Quello che prima appariva uno scenario di fantapolitica – hanno scritto Cgil, Cisl e Fiadel – oggi che Ama non è in grado di versare la seconda tranche del premio di produttività e che si discute di rischio del pagamento degli stipendi, sembra più una triste verità: si spinge l’Ama nel baratro”.

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