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La speranza grillina per Roma

Valerio Valentini

“Di Maio non è Calenda. Ci aspettiamo che parta il tavolo per la città”. Parla Sara Seccia

Roma. Risponde trafelata (“Il martedì è sempre complicato”), in una pausa del Consiglio comunale. Trafelata e però contenta, “perché sono referente sull’azzardo, e finalmente abbiamo approvato la riduzione dell’orario di accensione delle slot-machine a otto ore al giorno”. E insomma, a sentirla così entusiasta, verrebbe quasi da dire che Sara Seccia si sforzi non poco di nascondere la tensione accumulata in queste settimane di tribolazione, al Campidoglio. “Voi giornalisti – dice – esagerate sempre un po’: non c’è stata nessuna crisi vera e propria. Dalle carte dell’inchiesta emerge la totale estraneità dell’amministrazione, e questo è doveroso ribadirlo”.

   

Ma Lanzalone era un consulente di Raggi.

“Era una persona competente. Non si può mai prevedere il futuro, e ognuno si assume responsabilità personali”.

  

Voi consiglieri comunali del M5s non amate troppo queste ingerenze.

“Dopo due anni, siamo abbastanza competenti da rivendicare la nostra autonomia”.

  

Niente più Fraccaro e Bonafede di turno?

“Dico solo che ormai possiamo camminare sulle nostre gambe, senza aiuti esterni”.

  

Ci sono fratture da ricomporre, nel M5s?

“Lo si può fare se ci mettiamo a lavorare seriamente, partendo dalle priorità”.

    

Lo stadio di Tor di Valle è tra queste?

“La sua realizzazione non è mai stata scontata. Restavano, e restano, importanti passaggi e verifiche da fare”.

    

Nel III e nell’VIII municipio siete andati malissimo.

“Dando risposte concrete il consenso tornerà. Meglio lavora la giunta e più ci avviciniamo alla testa e alla pancia dei cittadini”.

   

E perché non lo avete fatto finora?

“Serve tempo e capacità di gestire la complessità: e in questo anche la Regione dovrebbe darci una mano. Specie sul piano rifiuti”.

  

E il Tavolo per Roma?

“Adesso che c’è Di Maio al Mise, è doveroso farlo partire. Questa città se lo merita, anche per essere competitiva con le altre capitali”.

  

Sul tavolo Calenda non eravate entusiasti.

“Calenda aveva più che altro intenzione di fare propaganda; ora da Di Maio ci aspettiamo che si faccia sul serio. Spetta a lui prendere l’iniziativa”.

  

Peccato che il vostro capo politico non si parli granché, con la sindaca.

“Sono entrambi impegnatissimi”.

  

Non si sono neppure visti, durante la bufera Lanzalone.

“Magari si sono telefonati”.

  

Paolo Ferrara è stato coinvolto nell’inchiesta. Siete ancora senza capogruppo.

“Per ora la gestiamo tranquillamente, non ci stiamo affannando su questa scelta”.

  

Capogruppo Sara Seccia. Suona bene?

“No, non credo. Per me ora va bene così”.

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