Le “sostenibili” surrealtà di Pinuccia Montanari
La direttiva rondini-zanzare dell’assessore all’Ambiente di Roma chiede ai romani di “aiutare il Campidoglio nell’opera di disinfestazione”
Roma. L’anno scorso a fine maggio in città c’era la giungla, le erbacce arrivavano ad altezza di bambino e la promessa di un maxi-intervento da sette milioni di euro contro le piante fuori controllo usciva dall’ufficio dell’assessore alla Sostenibilità ambientale Pinuccia Montanari, esperta “bio” subentrata a Paola Muraro e paladina di puro ecologismo, già assessore all’Ambiente in quel di Reggio Emilia. E dunque, quando si sente dire che per tagliare l’erba a Roma si possono impiegare pecore, capre e persino mucche, è a Pinuccia che bisogna pensare, ché Montanari ispira tutte le iniziative “sostenibili” del sindaco Virginia Raggi. Come l’ordinanza secondo cui i cittadini dovranno darsi da fare per salvare i nidi di rondine e con essi la possibilità di avere le rondini come task-force anti-zanzare.
Per “aiutare il Campidoglio nell’opera di disinfestazione”, infatti, si narra sul Messaggero, i romani dovranno farsi parte attiva nella “tutela della biodiversità” nella capitale, difendendo a spada tratta (e con azioni al limite della surrealtà) le rondini che, ancora latitanti sopra i cieli romani, per la loro attività insettivora risultano indispensabili. Ecco i compiti da eseguire, secondo l’ordinanza (e sotto il controllo della polizia locale): “Garantire l’apertura delle estremità delle tegole nelle prime file dei tetti e utilizzare un intonaco rugoso” per favorire “la costruzione dei nidi di rondine sotto ai cornicioni degli edifici”; evitare di “distruggere o danneggiare i nidi di rondine, rondone e specie affini” nonché installare, ove presenti i nidi, “strisce e nastri incollanti per la cattura degli insetti, circondandoli con rete metallica affinché gli uccelli non restino incollati…”.
Non sembra vero, eppure è vero, come non pareva vera la situazione creatasi lo scorso anno, sempre attorno al concetto di “sostenibilità”. Accadeva infatti che la zanzara tigre, combattuta con trattamenti “a bassa tossicità”, avesse contagiato circa sessanta persone con il virus cosiddetto della “chikungunya” tra Roma e Anzio – più ad Anzio che a Roma, diceva Montanari, calcolando il differenziale di abitanti tra la capitale e la cittadina e sottolineando che il focolaio si trovava sul litorale. “Che cosa hanno fatto le altre amministrazioni per garantire la salute dei cittadini?”, domandava polemicamente quando qualcuno polemizzava proprio sulla disinfestazione a bassa tossicità, sospettando che fosse pure a bassa efficacia. D’altronde Montanari, diventata famosa anche per aver detto di non aver “mai visto un topo a Roma”, quando la polemica infuria tira fuori il mantra: “…Sì, la situazione l’abbiamo ereditata dal passato…”.
Roma Capoccia