Baracche, erbacce e topi. Ecco la "spiaggia sul Tevere" promessa da Raggi

Passeggiata a ponte Marconi, dove il sindaco di Roma a dicembre diceva: “Qui consentiremo ai romani di rivivere un rapporto con il fiume”

Massimo Solani

Roma. Là dove c’era l’erba, ora c’è sempre l’erba. Però più alta e per vederlo, il Tevere, da Lungotevere Dante bisogna infilarsi nel vialetto che sparisce fra le canne alte due metri e si perde fra una vegetazione da giungla. “Battelli Ostia Antica”, c’è scritto sul cartello scritto a mano davanti a ciò che resta di un cancello. Tutto intorno, in questo triangolo fra lo scheletro del cinodromo, Ponte Marconi e il fiume, è il deserto. Eppure è proprio qui che dovrebbe sorgere la spiaggia sul Tevere che la sindaca Virginia Raggi ha annunciato nel dicembre scorso sul modello delle “Paris Plages” della capitale francese. “Il progetto che abbiamo per la prossima estate su un’area di  10 mila metri quadri  in zona Marconi è quello di restituire la fruibilità della banchina ai romani. Realizzeremo una spiaggia, campi sportivi e percorsi interni per consentire ai romani di rivivere un rapporto con il fiume”, spiegava la sindaca. Si tratta, proseguiva, di “un’area in cui ci sono stati già interventi di riqualificazione e pulizia. Una zona che ad oggi è pulita, libera e decorosa. E’ un laboratorio di quello che potrà accadere nel momento in cui Roma potrà riappropriarsi delle sponde del Tevere”.

  

 

Solo che per verificare quanto quella zona sia oggi “pulita, libera e decorosa” basta avventurarsi nel vialetto che scende verso la golena, farsi coraggio e non chiedersi cosa si muove rumorosamente fra le sterpaglie alte due metri. Di lavori in corso neanche l’idea, e l’unico segno di intervento è l’erba tagliata in un piccolo riquadro di terreno poco sotto la strada, lontano una decina di metri dalla riva del fiume. “Sono venuti gli operai del comune qualche giorno fa – ci dice un pescatore – ci hanno detto che dovevano liberare il terreno su cui sarà poi riversata la sabbia per la spiaggia. Ma hanno pulito soltanto quello, la riva e le vie d’accesso restano come le vedete. E non vi consiglio di avvicinarvi troppo”.

 

Poco più giù verso il fiume, dove nessuno ha ancora pulito, ci sono calcinacci e altri rifiuti buttati in mezzo all’erbaccia. Ci si passa accanto percorrendo l’unica via d’accesso al greto del fiume dove però sul cemento della zona di imbarco, in pieno giorno e tranquillamente al riparo della vegetazione, un uomo di mezza età si infila con perizia una siringa nel braccio protestando animatamente per il disturbo.

  

Magari i lavori sorprenderanno per celerità e accuratezza, magari fra qualche settimana qui davvero sembrerà di stare sulla Rive Droite della Senna fra ombrelloni, sdraio e campi sportivi, però a vederlo adesso questo angolo dimenticato della Capitale il dubbio è più che lecito. “Di operai e lavori qua non se ne sono visti proprio – ci dice un impiegato della Polisportiva Ostiense che sorge appena accanto all’area – Hanno pulito un po’ in autunno poi più niente”.

  

 

Non va meglio se solo si prova a chiedere all’associazione di protezione civile “Gss Sommozzatori” che ha sede sulla stessa riva del fiume a pochi passi da Ponte Marconi. “Noi non ne sappiamo nulla – ci dice Claudio Sisto – ho visto il progetto, mi pare un’ottima iniziativa e saremmo lieti di vederlo realizzato per il bene del fiume e della città. Però l’estate è arrivata e qui non si vede ancora nulla, sarebbe una delusione se non facessero la spiaggia attrezzata”. E gli impianti sportivi. “Su quelli ho qualche dubbio – prosegue Sisto – io non sono così sicuro che si possano fare e che le norme permettano di realizzare quel tipo di strutture qui sulla riva”. Quasi nulla sanno anche i consiglieri dell’XI Municipio, almeno quelli d’opposizione. “A noi non è arrivato niente del progetto, se non quello che abbiamo letto sui giornali – spiega Daniele Catalano, di Fratelli d’Italia – e ad oggi non abbiamo visto un solo lavoro partire, e di certo non è stato fatto nulla per risolvere la situazione di gravissimo degrado in cui versano gli argini del Tevere in questa zona fra sporcizia, insediamenti abusivi e microcriminalità”. Vedere per credere cosa succede sotto il Lungotevere San Paolo o, dall’altra parte del fiume, sotto al Lungotevere di Pietra Papa. Impossibile fare un censimento delle baraccopoli, che spesso nascono dalla sera alla mattina e si riformano dopo ogni sgombero con la stessa rapidità. La più grande è proprio alle spalle della sede della “Gss Sommozzatori” e ci vivono alcune decine di persone. “E aumentano sempre di più con l’arrivo dell’estate e della bella stagione”, allarga le braccia sconsolato Claudio Sisto. La domenica fanno anche un mercatino di piccole cose trovate fra i rifiuti o chissà dove altro. “Non abbiamo altro posto dove stare – ci dice uno degli abitanti - altrimenti mica staremmo qui in mezzo ai topi”. Già, i topi. Ce ne sono ovunque, c’è solo da augurarsi che non gli piaccia la sabbia.

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