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Salvini e l'Opa su Roma

Marianna Rizzini

Non brucia autobus che il leader della Lega non intervenga: una scalata leghista non soltanto territoriale

Roma. “Raggi svegliati”, ha detto un Matteo Salvini molto tempestivo e localmente interventista l’8 maggio, giorno in cui la carcassa annerita di un (ennesimo) autobus si stagliava sulle home page dei principali siti d’informazione, dopo l’incendio del mezzo Atac in via del Tritone. Ma essendo anche il giorno in cui si attendeva l’ultimo atto dell’interminabile balletto nazionale “governo politico o non politico”, quella frase di Salvini passava in secondo piano rispetto alle altre sue dichiarazioni (tra cui: il presidente della Repubblica doveva affidare a me il mandato).

 

Ma non è la prima volta che Salvini parla della capitale con toni diversi da quando la Lega nord veniva associata allo slogan “Roma ladrona”.

 

In marzo, infatti, intervistato dal Messaggero, alludeva al “rafforzamento” di Roma come di uno dei punti “centrali” della futuribile azione di governo (anche se il governo era ancora di là da venire), come in un immaginario promemoria per se stesso, ma anche e soprattutto per i fratelli-coltelli di un centrodestra che nel Lazio, presentandosi diviso, non aveva vinto le elezioni regionali.

 

Due mesi dopo, l’attenzione di Salvini su Roma sembra assumere la forma di una piccola Opa sulla capitale e, in particolare, di un’Opa psicologico-politica sui voti e sul peso (anche nazionale) di Giorgia Meloni e dei suoi Fratelli d’Italia. Il 4 marzo, infatti, a Roma, il Carroccio ha raggiunto percentuali a doppia cifra in quasi tutti i collegi uninominali di Camera e Senato: quasi 11 per cento nei collegi 4 e 5 alla Camera (Collatino e Torre Angela), attorno al 10 a Gianicolense e Tuscolano, oltre il 12 a Primavalle. In quattro collegi, la Lega usciva dalle urne come primo partito, davanti a Fratelli d’Italia. E se è vero che Salvini non aveva all’inizio puntato su Roma per la campagna elettorale, il risultato finale, specie nei quartieri ad alto tasso di tensione (su campi rom e abusivismo), aveva fatto emergere lo spostamento di voti pro Lega proprio ai danni di Fratelli d’Italia, partito tradizionalmente amato in molte zone della periferia romana. E questo nonostante la Lega, fino a qualche mese prima, non avesse un vero e proprio presidio territoriale.

 

A partire da dicembre, però, Salvini aveva inaugurato anche a Roma la cosiddetta campagna “tra la gente”, come aveva sottolineato il coordinatore regionale della Lega Francesco Zicchieri. Davanti ai microfoni, nel giro finale pre-elezioni, circondato da neofiti del leghismo centro-sudista, Salvini prometteva impegno sul territorio al grido di “i radical chic che schifano gli operai e non fanno la spesa gli italiani non li vogliono più”. Uno slogan valido tanto più oggi, con la partita governativa al tempo supplementare.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.