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Il grande party per la Roma e quei fischi alla Callas

Giuseppe Fantasia

Rievocati quelli nel 1958 con il film di Tom Volf proiettato all’Opera (e c’era più gente che per la musica)

Gente che strilla per strada e macchine che strombazzano: l’ennesimo blocco per lavori in corso o è finalmente passato un autobus? No, è per la Roma, che con tre gol va alle semifinali di Champions dopo 34 anni riducendo il “Blaugrana” a un anonimo celestino sbiadito. I tifosi – su tutti Carlo Verdone (“me sta a partì la pompa”, dice su Facebook) – danno di matto trasformando la città in un grande party a cielo aperto da Ponte Milvio a Testaccio.

 

Furono fischi ben diversi quelli ricevuti da una raffreddata Maria Callas nel ’58, quando inaugurò la stagione del Teatro dell’Opera di Roma con la Norma di Bellini. Dopo i lamenti del pubblico alla fine del primo atto, si rifiutò di tornare sul palco lasciando allibiti il presidente Gronchi, la Lollobrigida e la Magnani. Sessant’anni dopo, il sovrintendente Carlo Fuortes e Andrea Occhipinti della Lucky Red, hanno deciso di omaggiarla con la proiezione di “Maria by Callas” di Tom Volf (il 16 nelle sale) nel corso di una serata dove c’era più gente che a una prima.

 

Anna Bonaiuto, voce narrante del film (nell’originale c’è Fanny Ardant), è stata la prima ad arrivare assieme a Roberto Andò e a sua figlia Giulia, seguiti da Simona Marchini, Paola Cortellesi e Riccardo Milani, Piera Degli Esposti e i Letta (padre, figlio e mogli), Paola Turci e la produttrice Tilde Corsi in total red, Piera Detassis e Rossana Luttazzi, promotrice di progetti cultural-musicali con la fondazione creata in onore del marito Lelio. Giulia Minoli, senza Salvo Nastasi – reduce dai successi ottenuti con il doc “Dieci Storie proprio così” – si prepara ai prossimi, Fabrizio Corallo è raggiante perché all’Argentina ha commosso tutti con “Mariangela!” – il suo omaggio alla Melato e a Renzo Arbore in primis. Il modo migliore per finire una serata till late? Andare chez-Laura Delli Colli, presidente del Sngci, che in quarto d’ora prepara l’impossibile facendoci credere e sperare ancora nel gusto del cinema italiano.

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