Un vigile urbano durante i controlli per la domenica ecologica del 21 gennaio 2018 (foto LaPresse)

Cambio del comandante. I vigili vogliono imporre il loro candidato

Massimo Solani

La successione di Diego Porta: in pole position c’è uno dei suoi vice, Antonio Di Maggio, graditissimo a Virginia Raggi e sostenuto quasi all'unanimità dai sindacati

Roma. Non è una dichiarazione di guerra, ma certo è un segnale che in Campidoglio pochi hanno intenzione di prendere alla leggera. Perché i guai capitati all’ex sindaco Ignazio Marino sono abbastanza recenti e perché se c’è una cosa che chi fa politica a Roma sa con certezza è che la pace con i vigili urbani conviene a tutti. Per questo la lettera fatta recapitare a inizio settimana alla prima cittadina per indire lo stato di agitazione del personale di polizia locale di Roma Capitale è un segnale che ha fatto scattare più di qualche allarme. Non tanto per la richiesta di un incontro al prefetto per raffreddare la protesta e neanche per la minaccia di sciopero, quanto piuttosto perché il lungo cahier de doléances siglato da Fp Cgil, Uil Fpl e Csa segna il primo inciampo della luna di miele durata un anno e mezzo fra la sindaca Virginia Raggi e i sindacati di categoria. Una pace costruita attraverso gli accordi sul salario accessorio, gli avanzamenti di categoria e lo sblocco del concorso che ha portato a 300 nuove assunzioni.

 

Lunga la lista delle rivendicazioni contenute nella lettera dei sindacati: si va dalla carenza di risorse alle condizioni di lavoro per le operazioni nei campi rom, dalla dotazione delle divise al mancato acquisto di nuove moto, dall’utilizzo in servizi di ordine pubblico come nel caso della visita di Erdogan fino alla decisione della sindaca Raggi di tenere per sé la delega alla Polizia Locale. “Scelta legittima, ma di fatto proibitiva in termini di confronto effettivo – hanno scritto i sindacati – data l’intensità e la rilevanza degli impegni istituzionali in capo alla stessa Sindaca”. Quello che agli osservatori più attenti non è sfuggito, però, è che la proclamazione dello stato di agitazione cade proprio nei giorni in cui si è tornato a parlare di un ormai imminente avvicendamento ai vertici della Polizia Locale con il comandante generale Diego Porta, nominato dal commissario Tronca e confermato da Raggi non senza polemiche considerato che si prestò ad apparire in un video legato alla propaganda del Movimento sul blog di Beppe Grillo, ormai in procinto di traslocare alla guida della Protezione Civile della Capitale.

 

In pole position per la successione a Porta c’è uno dei suoi vice, Antonio Di Maggio, peraltro graditissimo alla sindaca che nel maggio scorso gli affidò deleghe pesantissime commissariando di fatto Porta quando i rapporti con il Campidoglio iniziarono a farsi tesi. Di Maggio, non è un mistero, gode anche del sostegno quasi unanime dei sindacati. Ed è a questo punto che le indiscrezioni al veleno che arrivano dal Campidoglio legherebbero la corsa alla successione di Porta alla ritrovata mobilitazione sindacale. Secondo i veleni interni al corpo, infatti, lo stato di agitazione proclamato dai sindacati coinciderebbe in maniera sospetta con i rumors delle ultime settimane secondo i quali su Di Maggio avrebbero recuperato posizioni sia Carlo Buttarelli, ex comandante generale nominato da Alemanno che si dimise nel 2013 dopo un duro scontro con il neo sindaco Ignazio Marino (nel 2015 fu indagato per una vicenda di mazzette da cui è stato completamente scagionato), che l’attuale vicecapo Massimo Ancilotti. Noto per essere stato rimosso dalla guida dei vigili urbani di Firenze dall’allora sindaco Matteo Renzi che lo aveva nominato, infatti, Ancilotti gode di grandi simpatie fra i vertici nazionali del Movimento.