Pippo Baudo sul palco dell'Ariston (foto LaPresse)

Baudo a Sanremo è il solo superstite del Sessantotto italiano

Simonetta Sciandivasci

La seconda serata del Festival inizia quando Pippo sale sul palco dell'Ariston e, in una manciata di secondi, si riprende casa sua mostrando che il problema di Baglioni è Michelle Hunziker

Il Festival è cominciato alle 22:15, quando Pippo Baudo è salito sul palco e ha tenuto una lectio magistralis su come non prendersela prendendosi tutto. Quest'anno sono cinquant'anni dalla prima volta che Egli condusse il Festival di Sanremo (era il 1968 e sì, non vergogniamoci di pensarlo e diciamolo tutti insieme: Pippo Baudo sul palco dell'Ariston è il solo superstite del Sessantotto italiano), dunque è stato invitato a far la parte del mummificando che soffia sulle candeline della sua ultima torta. Lui, naturalmente, non c'è stato. Si è ripreso casa sua in una manciata di secondi: ha detto “Grazie, Sanremo, è a te che devo la mia carriera” intendendo chiaramente “Prego, Sanremo, è a me che devi tutta la tua carriera”; si è vantato di aver baciato Sharon Stone e rammaricato di aver baciato Luciana Littizzetto (“non si può avere tutto dalla vita”), resuscitando il tempo in cui il maschio gigione era spettacolo e non propaganda patriarcale; si è congedato con un “all'anno prossimo!” (l'avesse detto un qualsiasi altro ottantaduenne, sarebbe stata una simpatica scaramanzia, ma detto da lui è una dichiarazione di guerra). E così oggi si può scrivere di Baudo quello che ieri s'è scritto di Fiorello: che è un one man show, un mattatore, un fuoriclasse, un Uno che vale sessanta milioni e rotti. Incontestabile. Però, signori, solo Pippo Baudo è salito sul quel palco e ha detto “avete visto quanto è bravo e sciolto Baglioni?”, mentre effettivamente scioglieva e illuminava Baglioni, mentre non gli offriva gli assist e i tempi e i modi, ma se li faceva offrire da lui, mentre cioè faceva l'opposto di Michelle Hunziker, la quale il solo modo che ha per stare sul palcoscenico è ridurre a un damerino chiunque abbia intorno e a gag qualsiasi conversazione. Ci è voluto Pippo Baudo per rendere manifesto che il solo problema di Claudio Baglioni è Michelle Hunziker. Ci è voluto Pippo Baudo per ricordarci che anche (soprattutto?) tra gentiluomini ci si apre la portiera. 

 

Prima delle 22.15 dev'esserci stato un disguido tecnico e per sbaglio è stato trasmesso un clippino della conduttrice che insegna al direttore artistico come farle l'eco mentre lei canta la canzone di Biancaneve al pozzo e viene portata via dall’altro conduttore mentre il direttore resta al piano e canta parole che rimano con “andiamo a cominciar”. Non dovrebbe succedere, ma può succedere che registrazioni imbarazzanti a uso e consumo privato finiscano in prima serata su Raiuno. Nel frattempo, su La7 c'è Dino Giarrusso (candidato 5stelle, ex Iena) ospite di Lilli Gruber (giusto per dimostrare che è sempre meglio non fare un passo oltre Sanremo, quando c'è Sanremo). Come che sia, calato il sipario su Biancaneve, è la volta dei giovani: quattro pezzi, il primo dei quali (lo canta Lorenzo Baglioni) è un inno al congiuntivo che però comincia con “oggigiorno” e quindi dimostra che l'italiano scritto e parlato da chi vuole salvarlo è illeggibile e inascoltabile, senza considerare che ad animare la scena, dietro il cantante, ci sono quattro individui in grembiule che mixano Take That e Neri per Caso; un altro pezzo (lo canta Mirko e il cane) è un recitativo e tanto basta; finalmente arrivano le ragazze e sono bellissime e bravissime e una di loro, Giulia Casieri, canta “dimmi come stai dimmi almeno se ci stai” (addirittura!). A margine, Michelle Hunziker si cambia d'abito (le viene destinato un costume da Madre Natura di “Chi ha incastrato Peter Pan”, comunque migliore del vestito con lo strascico identico alla coda del Dracula di Francis Ford Coppola: ci auguriamo si vorrà procedere a sanzionare penalmente lo stylist). Si ridiscendono le scale, si dice “cominciamo” per non dire “scusate per prima, scherzavamo: rimuovete tutto”.

 

Non va bene come è andata ieri, ma nemmeno malissimo come andò quando presentò Raffaella Carrà e il tizio dei Placebo spaccò una chitarra mentre a lei per poco non venne un'ischemia cerebrale per il dispiacere. Si procede per peccato e mondatura e non è una tecnica deplorevole: se la mezz'ora di Biancaneve e i giovani se la fanno perdonare con mezz'ora di Baudo, Biagio Antonacci e la sua intemerata contro la inautenticità della vita virtuale (“per fortuna esistono i citofoni: uscite e citofonate” - non azzardatevi a prenderlo sul serio) viene purgato da una Ornella Vanoni da leggenda. Lei canta e Pacifico la guarda, perduto, come Mastroianni guardava Stefania Sandrelli in “Divorzio all'Italiana”, poi si scusa senza crederci per aver dimenticato di indossare il fiorellino contro le molestie prescritto da Michelle Hunziker e alla fine stende tutte quando, raccontando con chi duetterà venerdì sera, dice di aver scelto Alessandro Preziosi perché è bellissimo e chissenefrega di come canta. Il lato sexy della selezione non meritocratica.

 

Sting è infelice almeno quanto la canzone che si costringe a cantare in italiano, Shaggy è ancora quello che negli anni Novanta cantava cose sconce per le quali oggi finirebbe in galera (non c'è modo di provare nient'altro che nostalgia) e Favino è il primo italiano che sale su quel palco e parla un inglese perfetto. Siamo migliorati, lo vedete?

Baglioni prova a opporsi (ma è un gioco, state calmi) al Despacito infuocato che Hunziker e Favino ballano meravigliosamente e anche questo è un rimborso: vi abbiamo fatto credere che fossimo un reparto di geriatria e invece ora vi dimostriamo come si fanno fuori i vecchi.

Nulla, invece, ci risarcirà per la sciagurata riscrittura di “Questo piccolo grande amore”, trasformata in un interrogatorio di Franca Leosini: s’è così postulato, per divertissement e probabilmente senza volerlo, che l’amore romantico è un amore criminale. Orrore.