Elezioni Regionali, Sergio Pirozzi in conferenza stampa a Roma (foto LaPresse)

Pirozzi sbatte lo scarpone sul tavolo

Marianna Rizzini

Dà un ultimatum al Cav., straparla e non vuol saperne di ritirarsi. Intervista al sindaco di Amatrice, candidato (ora) indesiderato del centrodestra alla regione Lazio

Roma. “Non mi ritiro, non mi sarei mai ritirato, venerdì 26 è la data limite per l’apparentamento – ma questo non è un ultimatum, eh”. Non è, ma ci assomiglia molto: succede che il candidato (ora) indesiderato del centrodestra Sergio Pirozzi, già sindaco di Amatrice, sbatte lo scarpone sul tavolo manco fosse la famosa scarpa di Nikita Kruscev all’Onu, e proprio mentre il centrodestra cerca di trovare un accordo sul nome da presentare per la corsa alla regione Lazio (in particolare sul nome di Stefano Parisi, leader di Energie per l’Italia).

  

“Se ero degno di fare il sottosegretario alla Ricostruzione perché non sono degno di fare il presidente della regione?”, dice Pirozzi, uomo prima coccolato (o sopportato?) come esponente verace della società civile e simbolo della resurrezione post-terremoto da molte delle forze politiche che ora vorrebbero rimetterlo nella lampada di Aladino da cui l’hanno tirato fuori a forza di spolverarne la superficie. Solo che Pirozzi non è il Genio della lampada, e una volta che l’hai tirato fuori non c’è verso: fuori resta. E dunque Pirozzi butta l’ipotesi Parisi nel sacco delle cose che rilevano fino a un certo punto, perché tanto la decisione lui l’ha già presa: “L’ho sentito due mesi e mezzo fa. Ha espresso un grande apprezzamento per la mia candidatura e per questo lo ringrazio. E’ una persona che ha fatto una grande corsa a Milano, anche se ha perso sul filo di lana, ma non può esserci un candidato buono per tutte le occasioni…”.

      

E non solo il Pirozzi che non rientra nella lampada della società civile che si è spinta troppo avanti alza la posta, ma indossa anche, con aria un po’ smargiassa, un maglione rosso “che porta fortuna e combatte l’invidia”, come “il vecchio presidente dell’Ascoli Costantino Rozzi che portava i calzini di quel colore” per scaramanzia durante la partita. E svela, il verbo di Pirozzi che pare dal sen fuggito ma non lo è, particolari forse non da divulgazione urbi et orbi, come per esempio il colloquio con il vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani (FI) durante il quale, dice il sindaco di Amatrice, gli venne “offerta” la “vicepresidenza della regione o un posto in Parlamento”.

  

 

E lui aveva detto “no”. E allora gli era stato offerto “un ruolo di governo, ma per quello bisogna vincere le elezioni e una volta entrati tutto quello che era bianco diventa nero”. E anche quando apparentemente si schermisce, il tono non è dimesso: “Non sono umile, ma chi lo dice a me non lo è neppure lui o lei… e se qualcuno dice che non sono controllabile… non so cosa vuol dire…”. Poi improvvisamente parla di se stesso in terza persona: “C’è un tentativo di mettere in difficoltà quest’uomo in vari settori…”, ed è a quel punto che chi ha spolverato la lampada rimpiange con più intensità di averlo fatto.

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.