Marcello De Vito (foto LaPresse)

Municipi romani nel caos. Anche il III sta per saltare in aria. Ribaltone anti M5s in vista

Massimo Solani

Potrebbe essere il secondo della Capitale a guida grillina a ritrovarsi senza “mini sindaco”

Roma. Prima i sondaggi che la davano in affanno nella corsa alla presidenza del Lazio, poi l’incidente dell’audio rubato e pubblicato dal Messaggero in cui ammetteva che di grosse idee per governare la Regione in casa Movimento proprio non ce ne sono. A rendere ancora più complicato l’inizio d’anno di Roberta Lombardi ci mancava solo il terremoto che sta investendo il III Municipio guidato dalla fedelissima ex assistente Roberta Capoccioni. Il feudo della candidata grillina alla Pisana e del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, che nella zona di Montesacro vivono, fra poche settimane potrebbe infatti essere il secondo Municipio della Capitale a guida grillina a ritrovarsi senza “mini sindaco” dopo le dimissioni a marzo di Paolo Pace dalla presidenza dell’VIII. Una possibilità che è quasi una certezza visto che dopo l’uscita dal Movimento di quattro consiglieri, le dimissioni del presidente del consiglio e l’elezione di un nuovo presidente fra i membri dell’opposizione, il M5S è ormai minoranza. E lo sarà anche quando, probabilmente già nella prima settimana di febbraio, il Pd depositerà una mozione di sfiducia contro la Capoccioni che sarà firmata anche dai quattro consiglieri grillini dissidenti. Non può essere altrimenti, del resto, visto che proprio i tre di loro transitati nel gruppo Misto (Francesca Burri, Donatella Digiacinti e Valerio Scamarcia. Donatella Geretto invece è entrata in Fratelli d’Italia) a fine anno avevano già provato a depositarne una scrivendo nero su bianco che “la situazione, ormai stagnante, non consente alcuna previsione positiva in ordine alla risoluzione della crisi amministrativa e al ripristino della normalizzazione dei rapporti e delle funzioni istituzionali nonché della stessa funzione amministrativa, ed anzi rafforza il convincimento che il protrarsi di tale situazione cagionerà pesanti inerzie operative e conseguenti gravi danni alla comunità”.

  

Salvo sorprese, allora, i giorni di Roberta Capoccioni “mini sindaco” sono ormai agli sgoccioli e la sua sfiducia segnerà la fine del gruppo di potere “lombardiano” che per un anno e mezzo ha guidato il III Municipio in mezzo ad una durissima guerra intestina al M5S romano. Da una parte le truppe di Lombardi e De Vito, dall’altra un gruppo di consiglieri più o meno vicini alla sindaca Virginia Raggi. Una battaglia senza esclusione di colpi bassi iniziata già poche settimane dopo il voto che aveva consegnato al Movimento il Campidoglio e dodici dei quattordici Municipi. Si cominciò con gli esposti a Beppe Grillo contro la “parentopoli” di De Vito e della moglie Giovanna Tadonio, assessore  municipale alla Sicurezza del personale e Polizia Locale. Si proseguì con le segnalazioni contro l’assessore all’Ambiente Domenico D’Orazio, “colpevole” di una candidatura nel 2008 nelle liste a sostegno di Francesco Rutelli. Si arrivò persino alla mozione di sfiducia “interna” contro l’allora presidente della commissione Ambiente Burri e alla richiesta, avanzata dalla Capoccioni a Grillo in persona, di espellerla dal M5S. Conflitti covati per mesi sotto la cenere della tregua armata imposta da Virginia Raggi e ora esplosi a bruciare ciò che resta del Movimento in uno dei suoi feudi romani. 

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