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Cgil e Mdp in piazza con chi occupa le case popolari

Gianluca De Rosa

Non era mai successo prima. Ecco cosa c’è dietro all’estremizzazione romana di una sinistra un tempo istituzionale

Roma. Giovedì scorso, come accade spesso, sotto il Campidoglio, gli attivisti italiani e stranieri dei movimenti per la casa (della “Roma meticcia”, come dicono) hanno dato vita a un presidio. Fin qui nulla di nuovo. La vera novità è che a promuovere l’evento non sono stati i soliti noti, ma la Cgil. Insieme al sindacato, sotto palazzo Senatorio, c’erano anche rappresentati di Sinistra italiana (ma anche questa non è una novità) e Mdp- Articolo 1 (questa invece lo è eccome). Un fatto dall’apparenza insignificante, ma che in realtà nasconde qualcosa di curioso. Lo ha confermato lo stesso segretario della Cgil romana, Roberto Giordano che ha detto: “La nostra presenza è una novità assoluta. Con noi ci sono tutti i partiti alla sinistra del Pd, da Rifondazione a Sinistra italiana, da Mdp a Possibile. E’ una composizione inedita che nasce dall’esigenza sentita dopo i fatti di via Curtatone, che hanno mostrato come per le politiche abitative e l’immigrazione questa amministrazione non solo è ferma, ma sta producendo danni”.

 

Dietro a questo fattarello, però, c’è qualcosa di più. C’è un pensiero preciso, lo stesso che, al di là dei rancori personali, spiega la scelta di quella parte della sinistra che, lasciato il Pd renziano, ha formato Mdp. Un’idea sintetizzabile come “linea Bersani”, che citando una recente intervista dell’ex segretario del Pd, fa più o meno così: “Dopo 25 anni stiamo vivendo il contraccolpo della globalizzazione. Questo ripiegamento sta favorendo idee di destra, non più quella liberista ma quella sovranista. Questa destra risponde a modo suo alla nuova parola d’ordine del mondo che è ‘protezione’. La sinistra invece è ancora attardata su parole d’ordine che furono vincenti nei primi anni 90, cioè: opportunità, merito, flessibilità, eccellenze. Ecco, per me la grande idea della sinistra oggi è proporre protezione sì, ma sulla base dei suoi valori”. E questo pensie a Roma si tramuta nell’alleanza con i movimenti autorganizzati della lotta per la casa. Dice Roberto Cellini, esponente romano di Mdp: “La sinistra deve ripartire dai bisogni. Più che una nuova posizione è un ritorno alle origini. Guardare alle diseguaglianze e ai problemi delle persone più deboli. Abbiamo scelto di aderire a quel presidio dopo un paio di assemblee preparatorie del coordinamento del diritto all’abitare”. E anche il segretario della Cgil romana conferma: “Il problema della casa esisteva già prima, ma non era al centro delle nostre battaglie. Oggi il clima è diverso”.

  

Ma che significa movimenti per la casa? I movimenti propriamente detti sono anarcoidi e di lotta, il loro pensiero è sintetizzabile nel “Se non ci danno la casa, ce l’andiamo a prendere”. Sono sostanzialmente loro a organizzare e gestire le occupazioni. Come è accaduto tra il 2012 e il 2012 quando, con lo Tsunami tour (il nome scimmiotta ironicamente il tour elettorale di Beppe Grillo), i “Blocchi precari metropolitani” (Bpm) e il “Coordinamento della lotta per la casa” organizzarono l’occupazione di decine di stabili nella capitale.

 

Nella battaglia della lotta per la casa c’è poi anche un sindacato, l’Unione inquilini, che più che di occupazioni si dedica a chiedere al Comune case popolari, oltre ad aiutare nell’allaccio ai servizi anche chi abita in alloggi occupati. E’ con quest’ultima anima che la Cgil e Mdp hanno interloquito più facilmente. Lo spiega lo stesso Cellini: “La rivendicazione del diritto alla casa non è quella di qualche anno fa delle occupazione e basta, ma una battaglia più generale. C’è un problema a Roma, che che genera ingiustizia e diseguaglianza sociale”.