Foto tratta dal gruppo Facebook Monteverde - Roma

In centro a Roma i marciapiedi sono occupati dai tavoli dei ristoranti

Nathalie Naim

Il marcia-tavoli è interamente adibito all’attività commerciale, sempre con “buttadentro” annessi, che occupano il poco spazio lasciato libero

Nel centro storico si assiste a strani fenomeni di marciapiedi allargati a dismisura e a volte in modo assimetrico e sgraziato, con il pretesto di volere favorire la pedonalità. E’ infatti ormai tipico che, una volta fatti i lavori, tali spazi vengano occupati militarmente dai dehors e dai buttadentro di pub e ristoranti, mentre i pedoni sono invece relegati a transitare in strada o su spazi esigui. Accade ad esempio all’Esquilino dove il turista che proviene dalla stazione si trova impossibilitato a transitare sull’enorme marciapiede lastricato di basalto, osteggiato da una distesa infinita di tavoli e arredi vari, da camerieri-predatori che provano ad “arpionarlo”. Così, il turista-tapino, è costretto a camminare sulla strada in prossimità delle rotaie del tram. Stessa storia in largo dei Chiavari, dove anche lì il solo marciapiede che è stato allargato è quello dove si affacciano i locali, mentre quello di fronte è rimasto delle esigue dimensioni originarie. I lavori sono stati seguiti dall’Ufficio “Città Storica” del Comune di Roma. Il risultato è che tale marciapiede è diventato un marcia-tavoli, di fatto interdetto ai pedoni a meno che non siano clienti dei due ristoranti. Il marcia-tavoli è interamente adibito all’attività commerciale, sempre con “buttadentro” annessi, che occupano il poco spazio lasciato libero. In piazza Sant’Apollinare, alle spalle di Piazza Navona, è accaduto lo stesso. Così come in molti altri luoghi. Le norme vigenti prevedono che si possa ottenere la concessione per i tavolini quasi automaticamente se nel progetto presentato si indica che verranno lasciati due metri per il passaggio dei pedoni e che non si occuperà più della metà della larghezza del marciapiede. Se tali condizioni non ci sono, viene spesso chiesto dai privati di crearle modificando lo stato dei luoghi storici. Poi una volta ottenuta la concessione ci si allarga quanto si vuole in quanto le regole, ma non è una notizia, a Roma non vengono fatte rispettare. Chi ci rimette è il detentore dell’interesse primario, l’utente debole della strada, cioè il pedone, l’anziano, il bambino, il disabile a cui tale spazio per legge dovrebbe essere prioritariamente destinato.

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