Gianni Lemmetti con il sindaco di Livorno Filippo Nogarin

Chi è Lemmetti, l'uomo dalle t-shirt improbabili al Bilancio di Roma

David Allegranti

Si sta come d'agosto sugli alberi gli assessori della Capitale. Il sindaco ieri ha nominato il suo quarto assessore al Bilancio

Roma. Poteva essere da meno, Virginia Raggi, di Donald Trump, che cambia staff come fossero cravatte? Ma certo che no. Il sindaco dunque ieri ha nominato il suo quarto assessore al Bilancio, dopo Marcello Minenna, Raffaele De Dominicis e Andrea Mazzillo. Dalla giunta di Livorno arriva Gianni Lemmetti, fino a ieri assessore al Bilancio dell’amministrazione guidata da Filippo Nogarin. Ex cassiere del Seven Apples, discoteca di Marina di Pietrasanta, nel 2012 Lemmetti, noto per le sue t-shirt pittoresche, si presentò così ai seguaci del forum a Cinque stelle della Versilia: “Nato a Pietrasanta, residente per anni a Lido. Dopo un po’ di tempo all’estero (est Europa, Marocco, Lucca) e varie vicissitudini, sono tornato a Viareggio, in Darsena. Di lavori ne svolgo molti, da dottore commercialista, consulente di organizzazione aziendale, titolare di negozio etc. Le mie competenze, se ci sono, verranno fuori poco alla volta”. Le competenze, evidentemente, sono state confermate.

 

I rapporti fra la sindaca e Andrea Mazzillo, fino a ieri titolare del Bilancio dopo il ritiro delle deleghe a De Dominicis, che rimase in carica per un giorno (si scoprì che era indagato per abuso d’ufficio), erano gelidi da tempo. In un’intervista a Repubblica di fine luglio, l’assessore aveva accusato la sindaca usando parole taglienti. In Campidoglio le decisioni “sono adottate centralmente, senza alcun confronto con l’assemblea che spesso e volentieri viene tenuta all’oscuro. Molti assessori non hanno alcun rapporto con gli eletti”.

 

A quanto pare, in Campidoglio nessuno sa davvero niente di quel succede, come si capisce dalle parole dello stesso Mazzillo di ieri pomeriggio all’AdnKronos: “La notizia è apparsa sui media senza che la sindaca, sebbene incontrata ieri (martedì, ndr) per una lunga riunione informale su Atac, mi abbia comunicato nulla. Se corrispondesse al vero, si tratterebbe di un modo inaccettabile e assolutamente inusuale di procedere da parte della Raggi. Naturalmente, se così fosse, ne prenderei atto ma non credo sia così che si trattano le persone”.

 

La sindaca, in serata, lo ha poi liquidato con uno status su Facebook: “Confermo la stima personale nei confronti dell’ex assessore ma la priorità resta quel progetto che ha portato il M5s in Campidoglio”.

 

Ma chi è, insomma, questo Lemmetti, che nel 2015 si presentò a una conferenza stampa con una maglietta con la scritta “Vistra” stampata, abbreviazione di un’espressione livornese parecchio colorita: “Vi stracao sur petto”? Intanto, stando al canone di comportamento grillino pare avere qualche problema, visto che Lemmetti dal 2016 è indagato nell’ambito di un’inchiesta su Aamps, la partecipata del comune di Livorno che si occupa di rifiuti. Nei panni (nelle t-shirt) di assessore, ha gestito la delicata vicenda che riguardava l’azienda e i suoi debiti, riuscendo, secondo il M5s, a risolverla. Come? L’anno scorso il Tribunale dette il via libera al concordato preventivo in continuità, ritenendo credibile il piano finanziario di rientro presentato dall’azienda. In questo modo, ha spiegato ieri la sindaca, Lemmetti “ha contribuito a trasformare l’Aamps da una macchina inefficiente con oltre 40 milioni di euro di debiti in una realtà solida che nel 2016 ha addirittura prodotto 2,3 milioni di euro di utili”. Anche per l’Atac, Roma potrebbe ricorrere al concordato preventivo. Ma a Livorno se lo ricordano anche per aver aumentato i tributi. “Se ne va il ‘nostro’ uomo delle tasse – dice Alessio Ciampini, consigliere comunale del Pd – quello che negli anni ha regalato ai livornesi l’introduzione dei rimborsi casa-lavoro per la giunta, toccando punte nel 2015 di 30.000 euro, di cui quasi la metà proprio per se stesso; l’addizionale Irpef portata al massimo, ovvero allo 0,8. Si partiva dallo 0,4 degli anni pre Nogarin. Aumento valido per tutti gli scaglioni di reddito; la Tasi al 2,5 per mille, ma con il tentativo di metterla al 3,5 per mille nonostante il blocco previsto dalla legge di stabilità; l’Imu dal 9,6 al 10,6 per mille, per fondi commerciali e tutti gli immobili non rientranti nell’abitazione principale”. Per non parlare di quella frase rivolta nel 2015 ai lavoratori di Aamps che protestavano in consiglio comunale: “M’importa un cazzo di questi stronzi qui”.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.