Ecco come Roberta Lombardi tesse la sua candidatura alla regione
Che fine ha fatto la grillina che voleva fare il sindaco
Quando la vedono, vanno in brodo di giuggiole: “Grande Roberta!”, “Guarda che io sono un lombardiano della primissima”. E lei, d’altra parte, tra i grillini della Capitale si muove come una regina: sorridente e affabile con tutti, persino con un ex cronista, oggi puntiglioso militante, che le tira un pistolotto di mezz’ora sul “grave problema dei cervelli in fuga”. Comprensiva e materna, lei gli risponde: “Tranquillo, li leggo i tuoi messaggi”.
Roberta Lombardi non è riuscita a fare il sindaco di Roma (“mi piacerebbe farlo, quasi una mission impossible”, aveva detto nel 2015), ma il futuro potrebbe avere in serbo per lei qualcosa di altrettanto interessante: negli ultimi giorni si rincorrono le voci, fondate, che la vorrebbero come sfidante di Nicola Zingaretti alle Regionali dell’anno prossimo. E se il bis del governatore del Pd fino a qualche tempo fa era quasi scontato, adesso forse lo è un po’ meno. Perché la signora Lombardi è il lato scaltro del M5s. Dove gli altri grillini balbettano o sono aggressivi, lei è avvolgente, persino con gli odiati giornalisti con i quali ha ottimi rapporti, e sa utilizzarli.
La prima capogruppo del Movimento alla Camera e pezzo forte del vecchio direttorio romano pentastellato è una grillina della primissima ora: nel 2008 candidata al Consiglio comunale con la lista civica “Amici di Beppe Grillo” prese 199 preferenze, ma oggi l’arcinemica di Virginia Raggi – fu lei a presentare in procura un esposto contro Raffaele Marra e fu lei a far arrivare, dicono, certe “spifferate” all’Espresso – ha ben altre ambizioni. E con la fine legislatura alle porte Lombardi non perde tempo: nei momenti di pausa dalla sua vita da parlamentare gira in lungo e in largo la capitale per spiegare ai militanti pentastellati, e “agli altri cittadini che vogliono partecipare”, la “fattibilità” del reddito di cittadinanza e di altre proposte totemiche del Movimento. E’ già in campagna elettorale. Forse già per le regionali. chissà. “Stiamo facendo un ciclo di incontri in ogni municipio per dimostrare che il reddito di cittadinanza non è assistenzialismo: crea lavoro e le coperture per farlo ci sono. La nostra iniziativa – scherza Roberta – è una sorta di porta a porta contro la disinformazione di Porta a Porta”. E però, mentre la intervistiamo, a margine dell’ultimo incontro romano, quello all’VIII municipio, lei fa cenni cordiali ai militanti che l’attendono impazienti: “Parlo un attimo con la stampa”, li rassicura sorniona.
In Campidoglio, invece, non la si vede più: dopo l’esposto in procura con cui lo scorso autunno denunciava Marra (“il virus che ha infettato il movimento”) e le accuse – che la Lombardi ha respinto seccata – di essere stata lei la fonte dei giornali sulla vicenda delle polizze vita che Salvatore Romeo intestò a Virginia Raggi, si è astenuta dal commentare qualsiasi cosa riguardi la sindaca e la sua giunta, con l’unica eccezione di uno sfogo a febbraio sullo stadio della Roma. Nei municipi, tra la gente dei “tavoli” (i gruppi di lavoro tematici della Regione), non c’è dubbio che sia lei la più amata. E gli incontri che sta organizzando diventano non solo il momento di spiegazione quasi didattica sul reddito di cittadinanza, ma anche l’occasione per tastare con mano il suo potere in città. Per vincere alle regionali, però, i municipi di Roma non bastano. E’ forse per questo che la Lombardi ad aprile è stata a Grottaferrata; a maggio per due volte a Frascati; sabato al Circeo insieme alla consigliera regionale Silvana Denicolò.
Durante l’incontro all’VIII municipio ha solo un momento di fastidio, quando incontra un altro relatore dell’evento. Si tratta dell’assessore capitolino al Bilancio Andrea Mazzillo, molto vicino a Virginia Raggi. Il sorriso di Roberta tende leggermente a una smorfia. Lui arriva, e lei va via. Una coincidenza, forse.
Roma Capoccia