La notte "ambulante" del Consiglio comunale romano

Marianna Rizzini

Il buio di una riunione a tarda sera non occulta la sanatoria bancarellara del M5s

C’è la battaglia sul commercio ambulante, con il Consiglio comunale riunito a notte fonda per discutere le nuove regole sul disordine bancarellaro (oggi è prevista l’approvazione). E c’è dunque il buio che, in questa storia, non è l’ultimo degli elementi. Il buio di una notte che scende a nascondere la discussione in quella che dovrebbe essere – perché così si è autopresentata – l’assemblea capitolina della trasparenza.

 

Ed è il buio della notte dunque che vela la contraddizione di volersi mostrare a tutti i costi per la legalità, senza voler recidere fino in fondo i fili che tengono in piedi l’indotto del degrado, quell’economia cenciosa e non sempre legale del souvenir incongruo, del fritto di plastica e del minimarket al neon spuntato sulle ceneri di un minimarket uguale e contrario. C’è la notte in cui la maggioranza a Cinque Stelle, complice l’oscurità (con conferenza stampa finale senza domande), si atteggia scenograficamente a opposizione, innalzando cartelli con sopra scritto “verità” e “no al monopolio”, mentre il presidente grillino della commissione Commercio presso il Campidoglio, Andrea Coia (leggete il ritratto qui a destra), lancia l'hashtag #assepdtredicine, dal nome della famiglia di ambulanti più potente di Roma – come se i Cinque Stelle fossero paladini unici del “no” alla concentrazione di potere su bancarella.

 

E però la notte, una notte che richiama per un attimo il fantasma delle riunioni buie dei consigli comunali palermitani in anni di abusivismi edilizi, non riesce a celare tutto. Per esempio non cela il precedente autunnale, quando i Cinque Stelle romani si schierarono contro la direttiva Bolkenstein (quella che prevede la messa a gara di tutte le postazioni di vendita su suolo pubblico). E anche se ora i bandi ci saranno non è detto che ci rimettano i Tredicine (la riforma del commercio a Cinque Stelle è uno schiaffo alla concorrenza e un regalo alle solite famiglie, come scrive qui sotto anche Nathalie Naim). E proprio nell’autunno in cui il M5s romano si fece vedere per lo più anti-Bolkenstein, approvando un documento che impegnava il sindaco Virginia Raggi a chiedere al governo una proroga delle concessioni, con Luigi Di Maio “No Bolkenstein” in piazza, il consigliere grillino Enrico Stefàno, apparentemente fuori linea, definiva la Bolkenstein “unico modo di fare bandi seri a Roma”. E allora oggi, nella confusione, complice la notte, l’innalzare un cartello diventa atto simbolico di legalità, mentre l’atto reale, la nuova regola, potrà produrre il dimezzamento delle multe all’ambulante inadempiente.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.