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Siamo seri, la nuvola di Fuksas non va spostata: va finalmente aperta

Manuel Orazi

Il problema è che l’ente Eur ancora non ha venduto l’hotel che è indispensabile a far funzionare un centro congressi di cui la capitale ha un disperato bisogno

Ci risiamo. L’articolo cipiglioso di martedì su Rep., seguito da preoccupata intervista all’ignaro Massimiliano Fuksas, fa il paio con quello del Giornale: “La nuvola di Fuksas intralcia il traffico”, “interrompe la prospettiva” con accenti diversi, ma sostanzialmente uguali da tempesta in un bicchier d’acqua. La nuvola sarebbe stata realizzata all’Eur due metri più in là del consentito e ovviamente questo viene cucinato come una bizzarria, un’eccentricità dell’architetto anzi archistar, con titoli sensazionalisti “Nuovo pasticcio Nuvola”. Ecco qui il problema generale di Roma, guardare il dito e non la Luna. Massì parliamo di prospettive barocche, di traguardi ottici, di cannocchiali visivi e mai del problema che qui è sempre grosso come una casa.

 

L’ente Eur ancora non ha venduto la lama, vale a dire l’hotel che è indispensabile a far funzionare un centro congressi di cui la capitale ha un disperato bisogno, come acqua nel deserto, perché non sarebbe solo motivo di creazione di posti di lavoro e di collocazione per eventi che attualmente vanno a finire altrove ma sarebbe anche un piccolo aiuto per l’aeroporto, Alitalia compresa, visto che il sistema delle convention internazionali è un circolo virtuoso fatto di trasporti, strutture ricettive e turismo (le famiglie dei relatori com’è naturale si fanno un bel giretto in città per musei, negozi e ristoranti). Inutile confezionare servizi che inzuppano il biscotto nel populismo a buon mercato, quello contro l’architettura moderna che tanto piace al nuovo transpartito Settis-Montanari-Sgarbi-Grillo-Asor Rosa-Italia Nostra-ecc. Cosa aspetta Enrico Pazzali, l’amministratore delegato di Eur Spa (90 per cento del Ministero dell’Economia e delle Finanze, 10 per cento del Comune) a vendere questo benedetto hotel? Essendo il manager pubblico più pagato della capitale, venendo da Milano, dovrebbe essere all’altezza del compito e non solo a raddrizzare un marciapiede.

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