Virginia Raggi (foto LaPresse)

Raggi scioglie l'VIII Municipio di Roma e scopre che se non assali la realtà è lei che ti assale

Marianna Rizzini

Dopo qualche settimana dalle dimissioni del presidente Paolo Pace e dopo mesi di polemiche, la sindaca di Roma ha disposto la reggenza del municipio di San Paolo - Garbatella 

La Reggenza si annuncia quatta quatta, con linguaggio da ordinanza: “La Sindaca di Roma Virginia Raggi dispone lo scioglimento del Consiglio del Municipio Roma VIII. Le funzioni del Presidente del Municipio sono pertanto esercitate dalla Sindaca… Assicuriamo il massimo impegno nei confronti dei cittadini del Municipio VIII”. Ma la Reggenza, anche intesa come commissariamento del Municipio dove si è resa evidente, in miniatura, l’aporia numero uno dei Cinque Stelle al governo (non poter agire senza deludere i sogni e a volte i deliri di una base esacerbata un tanto al chilo), vuol dire anche presa d’atto che la realtà, se la fuggi, alla fine t’assale. In questo caso, sotto forma di rinuncia al mito del “decidiamo dal basso”, mito peraltro già scaraventato dalla finestra da Beppe Grillo in persona in quel di Genova (e però la Nemesi l’ha punito: il tribunale ha dato ragione alla candidata scelta dalla base ed eliminata del leader).

 

A Roma il presidente del Municipio VIII Paolo Pace si è dimesso (due settimane fa) dopo mesi di polemiche apparenti sugli ex Mercati generali, e in realtà per via di una feroce contrapposizione tra “bande”, anche correlata da gogna su Facebook, con esplosione del cosiddetto caso “galleria degli orrori”, dal nome che il portavoce Massimiliano Morosini aveva dato alla pagina internettiana in cui figuravano nomi e foto degli attivisti o degli eletti da lui considerati “traditori, o dissidenti” (seguivano querele e altre discussioni sul web e fuori) . E attorno alla vicenda Morosini, e a margine delle dimissioni di Pace, era emerso il problema dei problemi per il Movimento degli uguali-in-teoria: la “galleria degli orrori” era stata motivata come reazione alle critiche a Beppe Grillo, espresse dai suddetti presunti “traditori” in chat e bacheche. Si può dire che Grillo si comporta come una “divinità” e che la piattaforma Rousseau è “roba da Orwell”? . No, e non solo per Morosini, come si evince dal caso genovese (anche lì qualcuno aveva riferito al Grande Capo le parole dal sen fuggite di qualche attivista meno ortodosso). E oggi però, a Roma, mentre la sindaca si predispone al cambio di passo contro gli abusivi, e al “daspo urbano” nelle zone della movida nonostante i dubbi del M5s in Parlamento, e mentre fa pace con il Coni, complici gli Internazionali di tennis, la Reggenza in zona Garbatella-Ostiense rischia di essere la prima pietra che rotola giù dal castello del “non-partito” che si diceva, a differenza degli altri, immune dalla litigiosità interna e invece, come tutti, si divide in correnti, e – orrore (come sui Mercati Generali) – in puristi e realisti.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.