Tintoretto, San Marco libera uno schiavo, 1548 circa, Gallerie dell'Accademia, Venezia 

preghiera

Il libro che mi ha fatto piacere Tintoretto

Camillo Langone

“Artisti visionari” di Roberta Tosi (con poesie di Davide Rondoni) mi ha fatto capire la sua energia, la sua libertà: “Non accarezza la tela ma lavora di furia e sprezzatura”. Ho scoperto che Tintoretto non era un soprannome affibbiato, era una sua scelta, anzi un suo vanto

Mai piaciuto Tintoretto, quadri troppo affollati e io sono misantropo, ma adesso ho letto “Artisti visionari” (Odoya) di Roberta Tosi (con poesie di Davide Rondoni) che mi ha fatto capire la sua energia, la sua libertà: “Non accarezza la tela ma lavora di furia e sprezzatura”. Ho scoperto che Tintoretto non era un soprannome affibbiato, era una sua scelta, anzi un suo vanto. Figlio di un tintore di tessuti si firmava “Iacopo Tentor” sfidando Tiziano che pomposamente scriveva “Ticianus Eques”. Autodidatta, antiaccademico prima delle accademie, vorrei che Tintoretto fosse il patrono di una mostra dei migliori pittori viventi senza licenza de’ professori (Stefano Di Stasio, Ester Grossi, Giovanni Iudice, Riccardo Mannelli, Tommaso Ottieri, Nunzio Paci, Marco Petrus, Enrico Robusti, Bernardo Siciliano, Ernesto Tatafiore, Nicola Verlato…) e di una proposta di legge per l’abolizione delle accademie di belle arti, che nulla di bello aggiungono e che molto denaro al contribuente sottraggono.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).