Canaletto, Canal Grande (Wikimedia Commons) 

preghiera

A Venezia è impossibile fare un vero pranzo veneto

Camillo Langone

E allora meglio andarsene a Treviso. Tra ristoranti che bottureggiano fuori tempo massimo, orrendi piatti triangolari, fette di limone ovunque, passa l'appetito

Riposi in pace la ristorazione veneziana. Volevo pranzare a Venezia e volevo mangiare veneziano. Che pretesa, direte. E non basta: volevo mangiare bene in un posto bello. Sono proprio incontentabile! Il Quadrino di Piazza San Marco, senz’altro bello sebbene non proprio venezianissimo, purtroppo era chiuso. Per fortuna era chiuso il Riviera (bottureggia fuori tempo massimo, con piatti denominati “Questo non è uno snickers”). Per fortuna chiuso anche l’Harry’s Dolci: sono allergico al genitivo sassone, non essendo sassone. Allora ho chiesto aiuto agli amici indigeni e analizzato i locali da loro suggeriti:

1) Vini Da Gigio, fette di limone ovunque, dolci con zucchero a velo sporcagiacca, acqua toscana di multinazionale;

2) Antiche Carampane, idem più piatti a forma di onda;

3) Al Passo, piatti t-r-i-a-n-g-o-l-a-r-i;

4) Wistèria, il sadomasochismo del menù degustazione obbligatorio;

5) Local, ristorante anti-local, mettono il katsuobushi nel risotto;

6) Zanze XVI, ancora più invaso dall’Asia, un menù a km 10.000;

7) Da Bepi già 54, su Dissapore scopro che il nome non deriva dal numero civico ma dal fatto che “nella ruota di Venezia del Lotto il 54 corrisponde alla merda”. Per carità di Dio!

Volevo pranzare a Venezia ma a Venezia non ho trovato un ristorante e allora ho mangiato a Treviso (al Basilisco, gran pranzo veneto).

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).