Preghiera

Perché punire. Vittorio Mathieu e la pena di morte

Camillo Langone

La pena capitale ha effetto deterrente, checché ne dicano i contrari. Per il filosofo preghino San Tommaso e Pio XII, alla pena di morte indubbiamente favorevoli

No, non scrivo di Nizza, o forse sì, ma non direttamente. Nel trigesimo della morte di Vittorio Mathieu voglio ricordare il suo coraggioso ragionare sulla pena di morte. Lo scoprii in “Perché punire. Il collasso della giustizia penale” (Liberilibri).

 

Per il filosofo che fu uno dei fondatori di Forza Italia (nel 1994 i partiti li fondavano ancora i filosofi…) la pena capitale ha effetto deterrente, checché ne dicano i contrari: “Quando codesti autori sostengono che la pena di morte è atroce e, contemporaneamente, che non serve a niente, perché non fa paura, la sola cosa che si può chiedere loro è di avere un maggior rispetto per il lettore”.

 

Mathieu è morto pochi giorni prima che Papa Bergoglio firmasse la “Fratelli tutti”, ed eccomi senza volerlo dalle parti di Nizza perché l’enciclica, irenista e dunque antipenale, contiene al punto 3 un orripilante invito alla sottomissione all’islam (si spera che Macron per fermare gli attentati abbia un’idea migliore).

 

Il documento papale, e qui ritorno dalle parti di Mathieu, non abusa soltanto di San Francesco ma pure di Sant’Agostino, arruolato fra gli abolizionisti col solito metodo del passaggio estrapolato. Per Mathieu preghino San Tommaso d’Aquino e il Venerabile Pio XII, alla pena di morte indubbiamente favorevoli.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).