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Tre domande ai fan dell'obbligo di mascherina

Camillo Langone

La campagna perché siano indossate ovunque è la prova che tutti gli aneddoti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri

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Mi spieghino tre cose gli intelligentissimi della mascherina, eletta schiera a cui sul Fatto si è appena aggiunto il mio amico Luca Sommi con un articolo delicatamente intitolato “A destra s’avanza lo scemo no-mask”. Mi spieghino tre cose, a me che sono un punk cattolico e dunque al contempo un no-future (riguardo questa vita) e un immortale (riguardo la vita altra), e che uso una mascherina giapponese trasparente (tengo alla mia identità) solo quando obbligato suppergiù con la forza. Prima cosa: cosa c’entrano i terrapiattisti? Perché collegare a costoro, e a consimili sciroccati, i refrattari al mascheramento? Noi cristiani conosciamo la sfericità della terra almeno da Sant’Agostino, non è che deve svelarcela Vasco Rossi. Seconda cosa: l’efficacia della mascherina. Alcuni scienziati, anche Burioni, messi alle strette ammettono che a favore della mascherina le evidenze non sono scientifiche bensì aneddotiche. Pochi mesi fa l’aggettivo “aneddotico” veniva usato per sospendere l’utilizzo in chiave anti-virus di determinati farmaci, dunque non tutti gli aneddoti sono uguali, alcuni sono più uguali degli altri. Terza cosa: perché il naso? Se il problema sono le goccioline, quali goccioline emette dal naso un asintomatico? Non basterebbe un dispositivo che coprisse solo la bocca e permettesse una respirazione nasale normale? Chissà se gli intelligentissimi della mascherina sanno rispondere, oltre che insultare.

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