(foto LaPresse)

Domani sarà la Domenica delle Palme più melanconica della mia vita

Camillo Langone

Appurato il coma indotto in cui giace il cristianesimo italiano, posso finalmente pregare: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”

Appurato che una pisciata di cane è più essenziale di una preghiera in chiesa, secondo il governo presieduto da un seguace dell’incolpevole Padre Pio e sostenuto, fra incontri e sorrisi, da un vicario dell’incolpevole Cristo. Appurato che farsi ortodossi sarebbe passare dalla padella alla brace: lo spettacolo di una Chiesa cattolica genuflessa allo Stato è brutto ma abbastanza nuovo e forse una parentesi, mentre le chiese orientali asservite agli Stati lo sono da sempre e quasi costitutivamente. Appurato che ai gesuiti tipo padre Spadaro la Costituzione serviva solo come manganello per pestare gli avversari politici, mentre ora che farebbe gioco l’articolo 19 (“libertà di religione”) meglio lasciarla sullo scaffale a prender polvere. Appurato che in questo periodo in Italia si celebrano ogni giorno messe clandestine (poi sarebbe Orban il dittatore), fenomeno conosciuto da pochi e che segnalo per mostrare la perenne validità di Luca 12,32 (il versetto del “piccolo gregge”), senza tuttavia fornire indirizzi freschi perché già abbondano delazioni e denunce (a Cerveteri, a Giulianova...). Appurato il coma indotto in cui giace il cristianesimo italiano, alla vigilia della Domenica delle Palme più melanconica della mia vita posso finalmente pregare: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).