Pasquale Di Molfetta, in arte Linus (foto LaPresse)

Linus, giù le mani da Michelangelo

Camillo Langone

Il conduttore radiofonico non è preparato su uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, e basta una sola domanda retorica per essere rimandato in quattro materie: musica, arte, letteratura, religione

Linus la smetta di diffamare Michelangelo, altrimenti se ne andrà all’inferno (vedi Giudizio Universale, Cappella Sistina, Città del Vaticano, Roma). Criticando il ritiro dell’Ungheria cristiana dall’Eurovision Song Contest (“competizione canora in cui la distruzione della pubblica decenza avviene tramite travestiti che strillano e donne barbute” secondo un nitido intellettuale di Budapest) il conduttore radiofonico, intervistato dal Giornale, si chiede: “Dovremmo forse ignorare la Cappella Sistina perché Michelangelo era gay?”. Gli basta una sola domanda retorica per essere rimandato in quattro materie: musica, arte, letteratura, religione. Tralasciando la musica (musica l’Eurovision?), mi concentro su Michelangelo: il sommo artista è quanto di più lontano dalla parola americana di tre lettere, non era per nulla gaio ed era orgoglioso soltanto della sua arte. Chi ha letto le sue poesie sa quanto si sentisse triste e colpevole (colpe mai esplicitate e però sì, probabilmente i bei ragazzi c’entravano qualcosa). Non era un/una Conchita Wurst: aveva un fortissimo senso del peccato. Uomo di fede, per lui paradiso e inferno non erano soltanto pittura. Molte sue rime sono preghiere, implorazioni di salvezza. Io prego che Linus non nomini più il gigante della Cappella Sistina fino a quando non avrà imparato a memoria “Carico d’anni e di peccati pieno”, il sonetto michelangiolesco più bello e più amaro.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).