Tortellini e ragù tradizionali per resistere alla morte

Camillo Langone

Una rivelazione di Bologna eterna in un giorno del transeunte 2019

“Tortellini tradizionali con ragù tradizionale”. All’inizio la ridondanza sulla lavagna del Ragù di via Goito, Bologna, mi ha infastidito. Poi mi ha commosso, quando ho capito che l’insistere sulla tradizione, in un locale così nuovo con un pubblico così giovane, segnala la vitalità di un bisogno, forse quello di cui scrive Marcello Veneziani in “Nostalgia degli dei” (Marsilio): “Senza i legami della tradizione adottiamo altre catene: adeguarsi alle mode e ai consumi, conformarsi...”. In una Bologna di noodles e cheese-cake, addentare una cotolettina petroniana è quanto di più alternativo. Anche il corposo saggio di Veneziani è qualcosa di alternativo, una reazione al progressismo nefasto: “La tradizione è la forma suprema di resistenza collettiva alla morte”. Ogni volta che si parla di tradizione c’è il rischio del passatismo, il pensatore pugliese e arci-italiano (si vedano i capitoli Patria, Civiltà, Comunità) lo sa bene e sintetizza una formula per separarsi da tale zavorra: “Si innovano le forme, si perpetuano i principi”. Poi se ne esce con una frase che profuma di Heidegger: “La tradizione è la rivelazione dell’essere nel cuore del divenire”. Dunque posso tornare, più consapevole, ai miei tortellini tradizionali con ragù tradizionale: rivelazione di Bologna eterna in un giorno del transeunte 2019.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).